30 luglio 2008

Chiuso per ferie

E' arrivato il momento della sospirata chiusura estiva anche per Fuorimercato. Un grande saluto a tutti gli amici bloggers e a tutti i lettori di questo sito. Conto di tornare online verso la fine di agosto. Vi lascio con una previsione per i mercati finanziari che ho provato ad azzardare per il dopo-vacanze nel post precedente qui sotto (tenendoci come sempre a precisare che si tratta solo delle mie personalissime sensazioni e che non mi considero un "maestro" di trading ma solo uno che i mercati li segue come tutti gli altri). E colgo l'occasione anche per ricordare l'indirizzo del feed di Fuorimercato: http://feeds.feedburner.com/fuorimercato. Il formato feed può risultare davvero molto utile, ad esempio per tenere sotto controllo diversi blog con un aggregatore di news.

Etichette:

Aspettando il rimbalzo

La situazione per le Borse resta ovviamente molto critica (troppi e troppo complessi i problemi sul tavolo) però, come ho già avuto modo di scrivere tempo fa, credo che andando verso l'autunno ci possa essere finalmente lo spazio per un rimbalzo. Le elezioni presidenziali americane statisticamente hanno quasi sempre innescato il rialzo sui listini azionari (già che ci sono, dico la mia: secondo me vincerà McCain). Può dunque andare così anche stavolta. A Wall Street e poi a catena sulle altre piazze mondiali. Mercati dunque da monitorare con attenzione, pronti a cogliere eventuali reali segnali in questo senso. Se partirà davvero un rimbalzo (come sempre sottolineo che la mia è solo una ipotesi e che io non sono né mi considero un "guru") ai livelli di prezzo a cui siamo arrivati con i ribassi dell'ultimo anno di certo si possono automaticamente creare interessanti opportunità di trading di medio periodo. Nel caso parliamo appunto di "puro trading", non di trend strutturale. Questo è importante sottolinearlo. Se non ci fosse rimbalzo, beh allora davvero si metterebbe male. Vorrebbe dire che il mercato non riesce proprio a trovare spunti per rally controtendenza.

Etichette: ,

29 luglio 2008

Giochi di potere

Il gruppo Bilderberg (ne ho già parlato in passato) è una sorta di periodico summit internazionale di "potenti" della finanza e della politica. Riunione annuale, rigorosamente riservata (nel 2004 fu in Italia, a Stresa). Il Bilderberg è nato negli anni cinquanta, si dice per rafforzare i legami tra Usa e Europa in chiave anti-sovietica (prende nome dall'hotel olandese che ospitò la prima riunione). Uno dei più convinti animatori dell'iniziativa è stato in passato David Rockefeller. Proprio la estrema riservatezza dell'evento ha contribuito alla proliferazione di teorie "complottiste" (basta una semplice ricerca su Google per rendersene conto). Per alcuni il Bilderberg è così una cerchia che "nell'ombra" cerca di governare il mondo. Insomma, teoria del "grande complotto" e del "controllo globale", teoria peraltro variamente sviluppata: si va da chi, in modo più soft, parla di puro potere economico-politico, a chi, in modo decisamente più spinto e fantasioso, arriva a parlare addirittura di controllo delle menti con microchip e di una vera e propria setta, quella degli "Illuminati", che starebbe dietro a tutto. Insomma, ce ne è davvero per tutti i gusti. Personalmente, non credo (ovviamente) all'idea della "grande setta che controlla il mondo". E' la solita banalizzazione romanzata per menti suggestionabili. Roba da mettere sullo stesso piano del mostro di Lochness o dei marziani nascosti nell'area 51. Storie che - e questo è il punto - finiscono per avere un effetto contrario a quello desiderato: si dice "tutte balle" e si archivia tutto senza magari andare a vedere cosa invece di possibile e più realistico ci può essere. A mio avviso il Bilderberg è proprio una delle strutture "atlantiste" (ce ne sono state altre come ad esempio la commissione Trilaterale o il Club di Roma) che hanno costituito quel "network" creato per saldare i rapporti tra poteri forti da una parte e dall'altra dell'oceano in una fase in cui a Est c'era appunto la minaccia sovietica. Non una "setta" dunque, ma piuttosto un calendario fisso di occasioni per lo scambio di informazioni e per la definizione di grandi accordi finanziari. Humus per superlobby, insomma. Eclissatosi il pericolo sovietico, i club atlantisti sono comunque rimasti. Forse indeboliti, più roba formale che sostanziale. Forse come uno dei canali usati ancora dalla grande finanza americana (che sovente sarebbe probabilmente meglio definire ebraico-americana...) per muovere in direzione del Vecchio Continente. Ecco, probabilmente c'è un mix delle due cose. Per quanto riguarda l'influenza della finanza ebraico-americana in Europa ho già scritto in passato sostenendo che il peso c'è e pure forte, anche se tende a non essere troppo evidente. Spiegato tutto questo, volevo solo aggiungere una considerazione su un fatto diciamo così "di costume" che mi ha colpito. Il mese scorso in Virginia c'è stato il Bilderberg 2008. C'erano ministri, governatori di banche centrali (compreso Bernanke), politici, banchieri. Tutti personaggi di primissimo piano a livello mondiale. Vero che i lavori erano come al solito riservati, ma è perlomeno singolare che, mentre al vertice del G8 i media dedicano fiumi di parole, nemmeno una riga o quasi sia uscita sul Bilderberg. Curioso. Comunque, per quanto riguarda la presenza italiana, pare che in Virginia ci fossero Mario Draghi (il governatore ex Goldman Sachs da sempre molto vicino al giro della grande finanza americana e che dopo il "protezionismo fazista" ha de facto dato il via libera a grossi gruppi internazionali interessati a banche italiane...), Franco Bernabè, Yaki Elkann (storico il rapporto di casa Agnelli con i "club atlantisti"...), Mario Monti (altro personaggio con grande consuetudine con una certa finanza...) e l'ex ministro Padoa-Schioppa. Tremonti non c'era. Forse perché, come si dice, oggi Tremonti rappresenterebbe in Italia e a Bruxelles uno di quelli che cercano in qualche modo di smarcarsi dai meccanismi di influenza proprio di quel sistema di superlobbying "mondialista-atlantista"...

Etichette:

28 luglio 2008

Le strane amnesie di Grillo

Semplicemente ignobile l'ultima sortita di Beppe Grillo contro Napolitano. E non necessariamente perchè si parla del Presidente della Repubblica, il discorso varrebbe per chiunque. Grillo attacca Napolitano perchè ha siglato il lodo Alfano. E fin qui non ci sarebbe problema. Ognuno in democrazia deve essere libero di esprimere il suo dissenso. La indecente vigliaccata sta nel come questo dissenso si manifesta. Per Grillo non c'è altra spiegazione possibile: se Napolitano ha firmato è perchè evidentemente ha problemi di salute, è malato! E, in una apoteosi di cattivo gusto e pura sciacallaggine, ecco Grillo tirare in ballo Steve Jobs, il capo di Apple per cui i mercati temono gli effetti di un cancro. Sì, proprio così, se ve lo siete perso, leggetevi il suo vomitevole e volgare post, Grillo è arrivato a questo. Grillo non accetta che qualcuno semplicemente possa avere idee diverse dalle sue. O si è d'accordo con lui, o ci si "appecora" come il branco di fedelissimi che lo segue tipo novello messia (un messia che non ha disdegnato yacht in Sardegna e Ferrari, un messia che grazie agli acquisti dei suoi proseliti incassa diversi milioni di euro l'anno), oppure si è considerati malati! Come succedeva nella vecchia Unione Sovietica: i dissidenti erano malati da sottoporre a un bel trattamento rieducativo in un gulag siberiano. Grillo dimostra quanto è anti-democratico. E lo è in modo rozzo, barbaro, violento e volgare. D'altronde è uno abituato a rifiutare il confronto dialettico e democratico. Lui parla dal palco o dal blog e gli altri devono solo ascoltare e applaudire. Come Mussolini. D'altronde è uno che vuol fare politica senza passare dal responso di elezioni democratiche. Perchè non si candida in modo che il suo consenso possa essere misurato e legittimato dalle urne? Comunque, se proprio si vuole parlare di malattie, c'è sempre quella che affligge proprio Grillo. Una grave forma di amnesia. Amnesia Telecom Italia. Diverse ormai le manifestazioni di questa patologia. Dopo aver fatto fuoco e fiamme contro la Telecom di Tronchetti Provera, ergendosi a paladino dei piccoli risparmiatori, nonostante con la nuova gestione le cose siano continuate ad andare male (in Borsa pure peggiorate), Grillo, come ho già sottolineato tempo fa, si è "dimenticato" di Bernabè. Zitto e muto. Nemmeno una critica. Curioso. Aggiungiamoci il fatto che pure su Colaninno Grillo non ha mai amato sparare troppo. E, soprattutto, consideriamo quello che è successo nelle ultime settimane: per Telecom scoppia il nuovo caso Tavaroli e Grillo si dimentica di parlare pure di questo. Insomma, quante dimenticanze per il "paladino dei piccoli azionisti". Cominciano ad essere un po' troppe. E di conseguenza il sospetto cresce: c'entra qualcosa in tutto questo il fatto che Gianroberto Casaleggio, editore di Grillo e soprattutto uomo che con la sua società (Casaleggio e associati) sta dietro il suo blog (lui nel 2005 ha convinto Grillo ad aprire un blog), abbia, diciamo così, un curriculum con diversi collegamenti che portano proprio a Telecom Italia e a personaggi di primo piano che hanno avuto interessi nello stesso gruppo? Invece di preoccuparsi della salute di Napolitano, cominci Grillo a preoccuparsi della sua "amnesia Telecom", perchè c'è gente intelligente che ha notato tutto questo...

Etichette:

25 luglio 2008

Ombre cinesi /2

Mail (molto interessante!) di Fabrizio C.: "Quando scrivi di Cina non riesco a fare a meno di scriverti :) In questo momento mi trovo proprio a lavorare (stasera finalmente riparto) nell'Impero di mezzo. Stai pure tranquillo, le visite che potresti ricevere dalla Cina (poche visto che Blogger è censurato un giorno si e uno no) sono le mie e non del servizio censura e repressione :) Tornando all'argomento, questa volta sono quasi d'accordo con te, nel senso che il vero problema della Cina è di carattere finanziario. Il sistema bancario e assicurativo è veramente indietro rispetto all'Occidente, al contrario del sistema produttivo ed infrastrutturale (credimi, qui ci sono fabbriche all'avanguardia costruite dagli occidentali sia per loro che per la loro supply chain). Il governo è terrorizzato dal fatto che un intervento di natura finanziaria possa mettere a rischio la crescita economica del Paese, pertanto le banche straniere qui possono fare veramente poco. Il credito alle imprese, in particolare a quelle straniere, è una chimera. In questo mio viaggio ho provato a capire se potevamo accedere a qualche linea locale ma non c'è verso, al massimo riesci a distaccare un fido italiano da una banca italiana che abbia operatività qui in Cina. E le imprese cinesi al 100% non se la passano meglio. Questa paura però rappresenta un vantaggio per il sistema Cina, le cui basi produttive rimangono comunque solide. Se cade la Borsa di Shanghai non va in crisi che una piccola parte del Paese, un settore chiuso e ancora poco sviluppato. Del resto tu ben saprai quanto poco conti la Borsa di Shanghai. I titoli che vi sono quotati hanno dei flottanti ridicoli e non c'è verso di scalare sul mercato nessuno dei colossi quotati. Stesso discorso sul fronte valutario, il governo trema al pensiero che speculazioni sui tassi di cambio possano far apprezzare il Renminbi e frenare le esportazioni e gli investimenti esteri in Cina (il vero motore del rapidissimo sviluppo). E infatti da questo mese parte un controllo ferreo sui movimenti valutari di cui parlerò nel mio blog appena torno in Italia e riesco a metterlo a posto (qui in Cina Tumblr è censuratissimo). Insomma, il collasso del sistema finanziario cinese è già in atto, ma non contare che questo li fermi. Oramai la grande fabbrica mondiale è e rimane qui e non c'è India, Vietnam o difficoltà di reperire fornitori qualificati o manodopera con competenza che tenga. Qui scioperano lavorando con la fascia nera al braccio e la crescita dei costi (l'inflazione ha portato i costi a Shanghai ad avvicinarsi molto agli standard occidentali) lascia comunque ampi margini agli imprenditori esteri. Ciao, Fabrizio".

Etichette:

24 luglio 2008

Ombre cinesi

Come chi segue da tempo questo blog sa, non sono tra quelli che pensano che ormai il "dragone cinese" sia invulnerabile. Ne ho parlato spesso: la "bolla cinese" secondo me è destinata ad implodere. La Cina non finirà col seppellire il sistema economico occidentale, ma al contrario dovrà prima o poi fare davvero i conti con i micidiali contraccolpi di una crescita forzata (contraccolpi a livello macroeconomico, sociale e ecologico) e con i tanti “bluff” ancora tutti da scoprire veramente (ci sarebbe molto da scavare ad esempio nel sistema bancario e finanziario cinese....). Il futuro dunque a mio avviso non riserva il trionfo planetario di Pechino, come molti in Occidente pensano, ma al contrario un ridimensionamento del mito del made in China alla conquista del mondo. Sì, certo, continueranno a giocare un ruolo importante, ma si ridimensioneranno. Come anni fa ad esempio è già successo a quelle che venivano chiamate le "tigri asiatiche" (le nazioni tipo Taiwan, Singapore, Corea...) o anche al Giappone. E, come appunto ho già scritto in passato su questo blog, il fisiologico ridimensionamento di Pechino rischia di passare per un tracollo della Borsa di Shangai. Ora stiamo tutti in ansia per Wall Street, che soffrirà ancora ma se la caverà pure stavolta, mentre il vero crack di sistema, se mai ci sarà, verrà proprio secondo me da Shangai, non da New York. Sono tornato con questo post a parlare di tutto questo perchè mi ha positivamente colpito il servizio in copertina questa settimana sul settimanale Economy. Con tutti i media che in modo un po' banalotto continuano a fare servizi sulla Cina alla conquista del mondo, senza magari andare a verificare in modo un po’ più approfondito e critico numeri e trend, Economy ha saputo fare davvero una bella analisi di scenario, mettendo in luce aspetti che invece molti altri giornali trascurano per la solita superficialità. "La produzione per la prima volta da 11 anni inizia a rallentare. L'inflazione e i salari corrono. Montano le tensioni sociali e politiche. L'ambiente versa in condizioni preoccupanti. E adesso esplodono anche le bombe dei sabotatori. Dove va Pechino?". Inizia così il pezzo a pagina 20. Ve ne consiglio la lettura.

Etichette:

23 luglio 2008

Fritto misto di rumors


Per gli appassionati dei "cripto-rumors" che periodicamente vengono scodellati su questo blog (qualcuno ha lamentato il fatto che recentemente sono stati pochini...) ecco un bel misto di voci di corridoio, tutte in questo caso in arrivo dal settore dei media (ultimamente parecchio agitato). Si vocifera che tra una web-tv molto di tendenza in questo momento e il suo direttore ci potrebbe già essere presto un divorzio. Si mormora di un piccolo "sexgate" in un grande gruppo editoriale: qualche problemuccio per il capo della raccolta online un po' troppo in pressing su una collega, che si è dichiarata molestata. Infine, e qui andiamo su roba davvero grossa, si rumoreggia di una possibile "transumanza pesante" da un gruppo editoriale ad un altro (entrambi, come si dice, di primaria importanza). Pesante perchè si parla di un "tridente": direttore, amministratore delegato, capo della concessionaria pubblicitaria.

Etichette:

22 luglio 2008

Fondi in fumo

Della crisi del settore del risparmio gestito nel nostro Paese ho già parlato altre volte. E' una crisi di raccolta determinata evidentemente dalla sempre minore fiducia che i risparmiatori hanno nei confronti di fondi comuni e strumenti affini oltre che nei confronti delle realtà che questi strumenti amministrano e propongono. Tutto si innesta su una più generale sfiducia verso i mercati finanziari in genere, sfiducia ovviamente alimentata dalla grande crisi partita l'anno scorso con la tormentata vicenda dei mutui subprime. La situazione è molto pesante e personalmente credo che le cose per l'industria del risparmio gestito possono solo ulteriormente peggiorare. Insomma, di male in peggio, orizzonte a tinte fosche. I giornali economici non danno a mio avviso il giusto rilievo a tutto questo. Forse perchè il settore rappresenta pur sempre significativi investimenti pubblicitari ;-) Comunque, i dati elaborati da Assogestioni parlano chiaro (sono dati ovviamente relativi al mercato italiano). Fino alla fine degli anni novanta il patrimonio totale dei fondi aperti di investimento in Italia è stato in forte crescita. A partire dal 2000 il trend invece si è fatto in questo senso oscillante. Dal 2006 poi è cominciata una chiara tendenza negativa. Le nuove sottoscrizioni di prodotti da parte dei risparmiatori hanno cominciato a non compensare più i disinvestimenti. Si è arrivati l'anno scorso a un deflusso netto di oltre 52 miliardi di euro. Una vera montagna di soldi in fuga dal risparmio gestito. E nel 2008 va pure peggio per il comparto con un saldo negativo di altri 70 miliardi di euro solo nel primo semestre. I numeri appunto parlano chiaro.

Etichette: ,

Famiglia o manager?

Meglio il modello del capitalismo familiare o quello del capitalismo manageriale? Il tema (interessante) è sul blog dell'Imprenditore. Io ho già detto la mia nel relativo spazio dei comments. Se vi interessa, se volete anche voi dire la vostra, ecco il link: basta cliccare qui.

Etichette:

21 luglio 2008

Necessario voluttuario
Voluttuario necessario

Certo che questo è un Paese per molti versi sempre più strano. Da una parte c'è la crisi economica e il crollo dei consumi, anche quelli di generi di prima necessità come gli alimentari (come pane e pasta), dall'altra ci sono le vendite di cellulari che tutto sommato tengono, c'è la corsa all'iPhone, la buona diffusione di parabole per ricevere Sky e gli abbonamenti alla banda larga per internet. A proposito dell'iPhone mi ha colpito la storia della petizione organizzata online per protestare contro le relative tariffe proposte in Italia, vicenda già ripresa da diversi giornali. Nel testo pubblicato in rete si parla di "indignazione contro la politica tariffaria di Tim e Vodafone", "soprattutto alla luce della crisi economica che riduce il potere d'acquisto delle famiglie". Ma, se è vero che c'è crisi economica, forse ad un acquisto teoricamente voluttuario come l'iPhone le famiglie manco ci dovrebbero pensare. Se è vero che il potere d'acquisto si è molto ridotto, forse quello che resta le famiglie dovrebbero usarlo tutto per pane e pasta, continuando ad usare il "vecchio" cellulare. Insomma, c'è qualcosa che davvero non torna. Delle due l'una: o la crisi non è così terribile o qualcosa è cambiato nella testa di molti (il necessario è diventato voluttuario e il voluttuario è diventato necessario). Fate un test. In ufficio o tra gli amici. Guardate bene quelli che si lamentano perchè non riescono ad arrivare alla fine del mese. Guardate che cellulare hanno, se vedono Sky e se hanno una connessione internet a banda larga. Fateci caso. E' un esercizio molto educativo...

Etichette: ,

Derivati di casa nostra

Ecco cosa mi ha scritto l'amico Andrea F. "Sarò anche un po' distratto da tutte queste vicende d'oltreoceano dove colossi come Freddy Mac e Fanny Mae richiedono, prima volta nella storia, un intervento statale per la crisi subprime e dove c'è battaglia tra Lehman Brothers e Bear Stearns contro Goldman Sachs come da te evidenziato, ma penso di essermi perso qualcosa. Tutti preoccupati per i subprime, ok, ma la nostra crisuccia che porta al collasso comuni e regioni non interessa più? Va bene riprendere dalla cattedra le banche estere che hanno concesso mutui ai cosiddetti Ninja (No income no job or asset) mentre da noi per avere 1 euro devi dare garanzie reali per 1,20 euro, ma queste stesse banche così caute non sono le stesse che hanno venduto derivati a comuni e regioni? Secondo il Tesoro dal 2002 al primo semestre 2007 sono stati circa 900 i derivati firmati da 525 enti locali (459 comuni, 45 province, 17 regioni e quattro comunità montane). Ben 151 sono stati stipulati tra gennaio e il 30 giugno scorso. A fine agosto, secondo la Banca d'Italia, il mark to market (il valore di mercato alla data della rilevazione) dei derivati in tasca agli enti locali era negativo per 1,055 miliardi. Due terzi di questo valore (che non si traduce in una perdita immediata) sono in capo ai comuni, un quarto alle regioni e il resto alle province. Tutto questo non desta più preoccupazione?. Non ho capito, togliendo anche l'Ici, come esattamente verranno ripianati i debiti. Senza l'ausilio degli organi d'informazione ci troviamo quindi a dover decidere se essere pessimisti o ottimisti. Aspettando che l'informazione ci aiuti a decidere, io intanto vado piano in auto: non si sa mai che gli autovelox, che sono già di fatto un buon sistema di finanziamento per i comuni, rientrino nei piani strategici di rifinanziamento".

Etichette:

17 luglio 2008

Made in Italy "all'italiana"

In questi giorni Ntv (che sta per Nuovo trasporto viaggiatori), società controllata da Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Gianni Punzo che dal 2011 rappresenterà il primo operatore privato su rotaia (farà insomma concorrenza diretta alle Fs) ha presentato in pompa magna il suo modello di treno. Rosso fiammante, in omaggio alla Ferrari, così si è detto. Già, la Ferrari, icona del made in Italy. Davvero una bella trovata di marketing quella del ricorso al colore per idealmente avvicinare i supertreni Ntv (viaggeranno a oltre trecento chilometri l'ora) alle supercar di Maranello. Rosse le Ferrari, rossi i treni. E viva il made in Italy, appunto. Lucky Luke Montezemolo anche in questa occasione ha infatti deciso di puntare sull'italico orgoglio, sul effetto tricolore. "Una realtà tutta italiana": così ha dichiarato. E così hanno messo prontamente in gran rilievo i soliti compiacenti giornali (intere paginate su un evento di prodotto sono sempre e comunque informazione o, diciamo così, un cortese omaggio?). Tutto bene, peccato solo che, come peraltro correttamente comunicato, i treni di Ntv siano stati commissionati al gruppo francese Alstom. Insomma, la società è italiana, ma i treni sono francesi. Made in Italy? Beh, diciamo made in Italy "all'italiana". Sulla ideale scia di quello che abbiamo già visto per la nuova Fiat 500: "italianissima", ma prodotta in Polonia...

Etichette: , ,

16 luglio 2008

Se ora cominciano a sbranarsi tra loro...

Come ho già scritto, la sensazione è che stavolta per il grande circuito della finanza internazionale la coperta si sia fatta effettivamente troppo corta. Negli ultimi anni si è esagerato con derivati e "finanza creativa" e ora non tutte le falle che si aprono possono essere rattoppate. La rodata complicità tende a lasciare il posto al freddo realismo: bisogna sacrificare qualcuno per salvare il sistema pure questa volta. Scatta un meccanismo darwiniano. I forti si salveranno, i più vulnerabili pagheranno per tutti. L'aria di conseguenza si fa sempre più pesante. In natura capita di vedere predatori di uno stesso branco che si azzannano tra loro. Nel mondo della grande finanza internazionale cominciamo a vedere segnali di ostilità. Ora ad esempio si dice (parliamo di rumors, sia chiaro) che Lehman Brothers e Bear Stearns se la starebbero prendendo con i traders di Goldman Sachs, sospettati di aver contribuito a mettere di fatto sotto pressione sul listino i titoli delle due banche d'affari. Si vocifera che ultimamente managers di Lehman e Bear Stearns avrebbero contattato proprio il vertice di Goldman per chiedere spiegazioni. Episodio che ben descrive appunto come l'aria nel settore si sia fatta pesante.

Etichette: , , ,

Alla prova dei fatti


L'ingegner Carlo De Benedetti, proprietario del gruppo editoriale Espresso-Repubblica, ha scritto un libro insieme al bravo Federico Rampini, giornalista di Repubblica. Titolo: "Il cielo sopra l'Italia". Chi lo edita? La berlusconiana Mondadori! Vadano ora quelli dell'"ala dura" di Repubblica a protestare contro De Benedetti. Quelli sempre pronti a sbandierare il loro intrepido coraggio nella guerra all'odiata galassia berlusconiana e soprattutto la loro indipendenza. Quelli, "liberi", che denunciano dall'altra parte i "servi del padrone". Se loro, come dicono, non sono servi, adesso hanno finalmente l'occasione per dimostrarlo: scrivano contro De Benedetti che "si vende" alla Mondadori di Berlusconi. Basterebbe qualche riga. Su Repubblica naturalmente, visto che non è giornale "asservito al padrone". Per ora non si è visto niente. Attendiamo fiduciosi ;-)

Etichette: ,

14 luglio 2008

Nemmeno l'iPhone...

Già, nemmeno l'iPhone riesce a ridare un po' di energia al titolo di Telecom italia. Dopo il weekend dello strombazzatissimo lancio anche nel Belpaese del telefonino "delle meraviglie", la nuova settimana borsistica si apre ancora all'insegna del ribasso per Telecom (paura per la semestrale?). Come ho già avuto modo di dire, Bernabè, l'uomo che secondo molti avrebbe dovuto portare il gran rilancio dopo l'era Tronchetti, almeno per il momento non sembra davvero fare faville. Attorno a tutto questo, continuano a colpirmi due cose. Da una parte, davanti ai nuovi tagli messi in programma per tutto il gruppo, mi colpiscono i tanti commentatori che sui giornali si stracciano le vesti per la cura dimagrante de La7 (tv controllata da Telecom che diverse star a questo punto lasceranno proprio perchè non ci sono più pingui budget) e si dimenticano dei cinquemila dipendenti Telecom destinati a essere messi fuori. Vabbè il "terzo polo" (che peraltro, numeri alla mano, non è mai nato), vabbè i programmi cult, vabbè tutto, ma, francamente, credo che avranno più problemi a ripiazzarsi e soprattutto più problemi economici gli impiegati Telecom rispetto a Daria Bignardi o Piero Chiambretti. Se proprio si vuole fare la parte di quelli che si stracciano le vesti, allora forse non bisognerebbe dimenticarsi di quei cinquemila. Perchè altrimenti si finisce per essere un po' meno credibili. L'altra cosa che continua a colpirmi è il silenzio di Grillo. Dopo aver dato battaglia per Telecom, dopo essersi scagliato contro Tronchetti, ora nemmeno una parola su Bernabè. I nuovi tagli in Telecom per lui sono sempre colpa di Tronchetti. Ovviamente la situazione pregressa pesa, e pure tantissimo, ma è possibile che i nuovi vertici non vengano nemmeno nominati da Grillo? Nemmeno nominati! Leggete il suo post e vedrete che è così. Possibile che, dopo ormai diversi mesi dal cambio di management, la nuova proprietà non abbia nemmeno una briciola di responsabilità? Una briciola, tanto per essere almeno citata. No, niente. Silenzio assoluto su questo fronte. Chissà come mai, caro Grillo? Le persone intelligenti se lo chiedono...

Etichette:

Cripto-rumor


Si parla di Risiko bancario. E si parla di banche popolari. Rumor di possibile operazione a tre in vista. Un rumor, appunto, per ora nulla di più. Vedremo se le cose andranno effettivamente in questo senso.

Etichette: ,

11 luglio 2008

Condanna unanime

Mancava all'appello giusto Nanni Moretti. Ora pure lui, che con la grande manifestazione del 2002 costituiva il "precedente", spara a zero sullo show cafone organizzato da Tonino Di Pietro a Piazza Navona. Moretti parla di "disastro" e di manifestazione che "ha sporcato tutto" e "oscurato gli obiettivi". Cliccare qui per leggere l'articolo di Repubblica. La disfatta di Di Pietro e soci ora è davvero completa. Per una volta si è saputo mettere davanti a tutto la giusta condanna nei confronti di chi ricorre a volgarità e insulti, anche davanti alla divisione destra-sinistra. E questo è un segnale bellissimo. Per una volta non ci si è divisi tra destra e sinistra, ma tra intelligenti e ignoranti. Le persone intelligenti, di qualunque parte politica siano, non amano e non accettano linguaggi scurrili. Le persone intelligenti, sapendo usare la testa e sapendo imbastire discorsi razionali, scelgono nel confronto, anche duro, la strada delle idee e della dialettica. Gli ignoranti, avendo poco nella testa, scelgono la via dell'insulto e dell'aggressione. E finiscono col fare davvero una gran pena. A me hanno fatto pena quelli che a piazza Navona sbraitavano sul palco, ma, soprattutto, mi hanno fatto una gran pena quelli che da sotto li applaudivano. Come pecore.

Etichette: ,

10 luglio 2008

Anche Repubblica stronca il baraccone dipietrista

"Manifestazioni come quella di Piazza Navona dell'altro giorno sono show business. Servono a sfogare i sentimenti di un pubblico di spettatori, servono ai protagonisti a vendere merci sul mercato: libri, dvd, spettacoli teatrali. Non servono a cambiare le cose. Quindi non sono politica. I guai cominciano se si scambia lo show business per politica e lo si prende sul serio": inizia così il pezzo di Curzio Maltese in prima pagina oggi su Repubblica. Cliccare qui per leggere l'articolo integrale. Dunque, pure Repubblica stronca l'Italia dei Volgari di Tonino Di Pietro e soci. Ignoranza e volgarità non pagano.

Etichette: , ,

09 luglio 2008

Cripto-rumor


Della serie trucchi e trucchetti. C'è chi dal cilindro tira fuori conigli e chi invece automobili vendute. Rumor da uno che conosce bene il settore e che me ne ha parlato giusto ieri: pare che questo mese una nota casa automobilistica - indovinate voi quale ;-) - abbia deciso di andarci giù pesante col giochetto delle auto immatricolate subito e poi girate ai concessionari per essere vendute soprattutto con la formula "chilometri zero". Questo ovviamente per sostenere il dato ufficiale relativo alle vendite, in una fase difficile sui listini azionari per tutte le case (in Borsa ormai si aspetta questo tipo di dato con sempre più apprensione...). Il problema però pare essere che stavolta i concessionari non l'abbiano presa per nulla bene...

Etichette: ,

L'Italia dei Volgari

Dopo il penoso e pecoreccio show di ieri a Piazza Navona, più che di Italia dei Valori bisognerebbe parlare di Italia dei Volgari. E' finita a insulti degni della peggiore bettola di periferia per ubriaconi e disadattati. Uno spettacolo indegno e straccione che ha visto pure i suoi protagonisti arrivare alla fine a dividersi in modo plateale, tra chi ancora da una parte digrignava i denti e chi dall'altra cercava di smarcarsi. Un po' come quando gli sciacalli, dopo aver in branco dilaniato la preda, cominciano a mordersi tra loro. Tonino Di Pietro, l'uomo della "trasparenza" (per chi fa finta di non ricordarsi di quando faceva girare soldi tra lui e l'imprenditore inquisito Gorrini nascosti in una scatola da scarpe) e soprattutto l'autoproclamatosi paladino della legalità e del rispetto di regole e istituzioni ha dato voce ha chi ha pensato bene di insultare il presidente della Repubblica. Davvero un bell'esempio di rispetto delle istituzioni. Insomma, appunto, uno show da baraccone. Che di fatto si è trasformato in un clamoroso boomerang per quella che finora si è definita "unica opposizione" (questo il motto dipietrista). Bene ha fatto il Partito Democratico a non aderire (a parte quella "volpe" di Parisi). Oggi, come va riconosciuto, il Pd si prende una rivincita. Da Piazza Navona esce un messaggio preciso: non c'è una "unica opposizione", ce ne sono due, di qualità molto diversa. Da una parte l'opposizione volgare, acritica, illiberale, ignorante, forcaiola e intimamente violenta che piace al solito branco di pecore frustrate abituate a seguire a cervello spento i capipopolo giustizialisti, dall'altra un'idea di opposizione, almeno un tentativo in questo senso, di chi ancora pensa che gli strumenti da usare nel confronto anche duro siano sempre e comunque ragione e dialettica, non gli insulti. Tra le due idee di opposizione c'è evidentemente un abisso. Quello che divide le persone intelligenti da quelle ignoranti, violentemente ignoranti. Come continua a ben rivelare e stigmatizzare quel certo italiano sgrammaticato, da semi-analfabeta...

Etichette: ,

08 luglio 2008

Derivati sotto il tappeto

Ormai da un anno in tutto il mondo il sistema finanziario traballa. Le falle si aprono sul fronte degli strumenti derivati. Se ne è spregiudicatamente abusato e ora i nodi vengono al pettine. Ci sono già state crisi conclamate (come nel caso della banca inglese Northern Rock o del gruppo americano Bear Stearns) e soprattutto ci sono rumors sinistri che riguardano diversi colossi di diversi Paesi (basta pensare a quelli davvero da brivido su alcuni colossi elvetici…). E in Italia? Qui di fatto sembra ancora che viviamo in una sorta di stato di immunità. Vicende aziendali drammatiche non ce ne sono state, salvo quella di Banca Italease, e banchieri e autorità varie finora hanno lanciato segnali rassicuranti. Da noi non è come in America o in altri Paesi, da noi non si è esagerato con la "finanza creativa": questo in sostanza è il messaggio che si vuole (ovviamente) far passare. Ma le cose non stanno proprio così. C'è un dato preciso su cui vale la pena di riflettere: l'Italia è la nazione europea più attiva nell'emissione di derivati; nel periodo 2004-2007 ne sono stati piazzati sul mercato ben 4.500 tipi, per oltre 200 miliardi di euro di investito (i numeri sono di un dossier di Exane derivates, gruppo Bnp Paribas). Altroché "diversi" dagli altri, i derivati "innescati" ci sono pure nel Belpaese. In quantità industriale. E non riguardano solo qualche amministrazione comunale come già qualche inchiesta ha ben raccontato. Quindi, se finora nessuna grande banca italiana è finita nei guai, come è successo invece a gruppi esteri, non è perché questo non possa tecnicamente succedere, non è perché il nostro sistema è estraneo al problema derivati. Semplicemente finora non è successo, ma può ancora succedere. Questo è il punto. E non pensiate che anche da noi non siano già circolati rumors pesantucci su qualche grossa realtà...

Etichette:

03 luglio 2008

CiaoYaki


Secondo Mf alla Fiat starebbero pensando di tornare a investire su internet. In particolare a valutare in questo momento il mercato dell'online sarebbe Itedi ovvero la holding delle attività editoriali legate al gruppo (il giornale La Stampa e la concessionaria pubblicitaria Pk) il cui presidente è Yaki Elkann. E proprio direttamente Yaki Elkann, sempre secondo Mf, sarebbe uno dei promotori di questo possibile progetto web. E, beh, visto cosa sono riusciti a combinare a suo tempo con il (costosissimo) portale CiaoWeb (progetto a cui, guarda caso, lavorò un giovanissimo Yaki Elkann...) è proprio una bella pensata quella del ritorno su internet ;-)

Etichette: , ,

01 luglio 2008

L'Uomo della Provvidenza


Il gran ritorno in Telecom Italia di Franco Bernabè era stato presentato con la solita dose di pompa magna e salamelecchi da una certa solita stampa "paracula", sempre veloce nello scaricare i potenti finiti nei guai (facendo finta di non ricordarsi le lodi tessute fino al giorno prima) e ancora più veloce nel correre a saltare sul carro del vincitore del momento. Bernabè ci è stato così in sostanza raccontato da molti come l'Uomo della Provvidenza che avrebbe salvato Telecom dopo la disfatta di Tronchetti Provera. Bene, ora è passato già un bel po' di tempo dal suo arrivo. L'andamento del titolo in Borsa, che alla fine è la "pagella" per ogni società quotata, lo potete vedere qui sopra. Direi che non c'è bisogno di ulteriori commenti. La curva è lì da vedere, si commenta da sola. E proprio in questi giorni oltretutto in Telecom si parla di qualche altro migliaio di dipendenti che sarebbe destinato a finire a casa. Domanda che se potessi farei a tutti quegli "esperti" e quegli "acuti" osservatori che avevano previsto la rinascita dopo la fine della gestione Tronchetti: è questa la rinascita? Domanda che se potessi farei invece al "tribuno del popolo" Beppe Grillo: caro Grillo, tu che hai fatto guerra a Tronchetti (al "Tronchetto dell'infelicità", come lo hai ribattezzato) perchè con lui Telecom Italia ha perso valore, ora non hai niente da dire a proposito del valore bruciato in Borsa da Telecom in questi ultimi mesi?

Etichette: ,

Post precedenti:

per leggere tutti i post precedenti consulta subito qui di seguito l'archivio del blog organizzato su base mensile

| dicembre 2004 | gennaio 2005 | febbraio 2005 | marzo 2005 | aprile 2005 | maggio 2005 | giugno 2005 | luglio 2005 | agosto 2005 | settembre 2005 | ottobre 2005 | novembre 2005 | dicembre 2005 | gennaio 2006 | febbraio 2006 | marzo 2006 | aprile 2006 | maggio 2006 | giugno 2006 | luglio 2006 | agosto 2006 | settembre 2006 | ottobre 2006 | novembre 2006 | dicembre 2006 | gennaio 2007 | febbraio 2007 | marzo 2007 | aprile 2007 | maggio 2007 | giugno 2007 | luglio 2007 | agosto 2007 | settembre 2007 | ottobre 2007 | novembre 2007 | dicembre 2007 | gennaio 2008 | febbraio 2008 | marzo 2008 | aprile 2008 | maggio 2008 | giugno 2008 | luglio 2008 | settembre 2008 | ottobre 2008 | novembre 2008 | dicembre 2008 | gennaio 2009 | febbraio 2009 | marzo 2009 | aprile 2009 | maggio 2009 | giugno 2009 | luglio 2009 | agosto 2009 | settembre 2009 | ottobre 2009 | novembre 2009 | dicembre 2009 | gennaio 2010 | febbraio 2010 | marzo 2010 | aprile 2010 | maggio 2010 | giugno 2010 | luglio 2010 | agosto 2010 | settembre 2010 | ottobre 2010
  • Current Posts
  • __________________________________________________________________________________

    fuorimercato2011@gmail.com