31 agosto 2010

Perchè non si chiede che lasci l'Unicredit?

Vabbè che pecunia non olet (per favore non facciamo Alice nel Paese delle Meraviglie: da sempre gli interessi economici fanno girare il mondo e questo tutti lo sanno benissimo), però effettivamente lo show romano di Gheddafi, per quanto in fondo solo innocuo folklore, ha abbondantemente passato il limite della pubblica decenza. Un baraccone penoso, tragicomico, offensivo. Da trasferta in nazione terzomondista, non in un Paese europeo. Ma non voglio parlare di questo, che mi sembra francamente chiaro a tutti e sotto gli occhi di tutti, voglio parlare della relativa ondata di "indignazione nazionale" che ha subito imperversato sui nostri italici giornali. Già, tutti indignati, tutti a urlare all'insulto per la nazione. Ecco, se c'è tutta questa indignazione e questo danno per la dignità dell'Italia, non capisco perchè gli stessi blasonati giornali non chiedano a gran voce, anzi pretendano, che innanzitutto Gheddafi venga buttato fuori da una delle principali banche del nostro Paese, ovvero Unicredit. Già, Gheddafi è grande azionista dell'Unicredit di Alessandro Profumo. Chiedano i nostri giornaloni con i loro illuminati direttori e opinionisti, quelli che denunciano lo scandalo nazionale, che Gheddafi lasci la banca. Si possono raccogliere firme, fare campagne stampa, chiedere leggi ad hoc. Sarebbe giusto e sacrosanto. Soprattutto sarebbe coerente. Ma così non è. Siamo alle solite: parole al vento e ipocrisia...

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30 agosto 2010

Il mago si è perso la bacchetta magica

A proposito della crisi economica ora Obama dice di "non avere la bacchetta magica". Ma guarda un po', tutto il contrario di quello che pontificava alle masse in adorazione durante la campagna elettorale! Allora per prendere i voti degli ingenui "Super Barack" prometteva miracoli a go-go(anche e soprattutto in economia), mentre ora, ormai installato alla Casa Bianca, dice che i miracoli non esistono. E già, le promesse e le belle parole sono una cosa, governare per davvero è un'altra cosa (un po' in ritardo lo stanno iniziando a capire in America anche tanti di quelli che proprio per lui avevano votato). E così anche sul fronte economico adesso è evidente che Barack Obama combina poco o nulla rispetto alle clamorose aspettative. Aveva sbandierato al mondo intero di avere la ricetta vincente per superare rapidamente la crisi economica che per lui era tutta colpa di Bush. Beh, che fine ha fatto la sua taumaturgica rivoluzione? Persa per strada. Non pervenuta. Che ha fatto Obama in economia? Presto detto: alla faccia delle promesse di rinnovamento ha riconfermato nei posti chiave dell'amministrazione gli stessi uomini messi lì a suo tempo proprio da Bush e alla faccia della "pulizia" promessa nel settore bancario ha concesso alle stesse banche vagonate di fondi pubblici, come da noi è sempre successo ai tempi delle partecipazioni statali, dei governi democristiani, dei carrozzoni di Stato. E in questo ahimè ha costituito un modello poi seguito da un sacco di Paesi in questi due anni. Il ritorno della vecchia politica del deficit pubblico. Questo ha fatto quell'Obama che ora, bontà sua, ci dice che "non ha la bacchetta magica" in economia.

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26 agosto 2010

Altra Alitalia? No grazie

A proposito della crisi dei traghetti Tirrenia così se ne è uscito ora Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico: "Non bisogna scandalizzarsi se si pensa anche in futuro ad aggredire il problema Tirrenia come è stato fatto per l'Alitalia: mettendo gli asset positivi da una parte e le difficoltà e i debiti dall'altra". Non bisogna scandalizzarsi? E invece ci scandalizziamo proprio! Per carità, un altro salvataggio stile Alitalia? No grazie, ce ne basta e avanza uno! Se la Tirrenia non sta in piedi, bisogna semplicemente prenderne atto e trarre le dirette e logiche conseguenze. Punto e basta. Se no che facciamo? Tiriamo fuori dal cappello la solita cordata di italici imprenditori che magicamente si fanno avanti per il "bene della nazione" (diciamo così...) e poi via con il solito schemino della good company e della bad company (che poi vuol dire che il "marcio" resta sul groppone di tutti noi). Davvero, no grazie! Il sottosegretario parla di modo moderno di affrontare le crisi nel sistema nazionale dei trasporti. A me francamente questo sistema ora in voga sembra sì moderno nella forma, ma decisamente molto antico nella sostanza. Mi ricorda tanto l'era democristiana delle partecipazioni statali, quella dei carrozzoni di Stato che andavano salvati e portati sempre avanti ad ogni costo.

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25 agosto 2010

E intanto Marchionne se ne va a fare il picnic

Continua a tenere banco la brutta vicenda del braccio di ferro tra la Fiat e i tre operai di Melfi licenziati e poi reintegrati da una sentenza della magistratura. Con intervento addirittura del Presidente della Repubblica. E Marchionne? Che fa il manager col maglioncino blu? Proprio in questi giorni la Chrysler festeggia un anno di alleanza con il gruppo Fiat e per l'occasione è stato organizzato per tutti i dipendenti del quartier generale di Auburn Hills un bel picnic sul prato. Già, proprio così, maxi picnic aziendale. A servire hot dog e hamburger tutti i manager della società. Incluso Sergio Marchionne. Dunque, clima di fuoco in Italia, con i vertici Fiat che mostrano la loro faccia più dura, e viceversa clima da "grande famiglia felice" negli Stati Uniti. In Italia Marchionne detta diktat e minaccia di sbaraccare per andare all'estero, negli Usa serve panini e salamelle ai dipendenti. Se anche il "costume aziendale" vuol dire qualcosa, forse davvero l'inconfessabile sogno della Fiat marchionnizzata è quello di riuscire a mollare definitivamente l'Italia per diventare a pieno titolo americana e multinazionale. In questi giorni caldi se ne parla molto, tra ipotesi e sospetti. Io non so se è così, però, francamente, non sono così sicuro che, seppur più libera ma senza alle spalle la sicurezza di un mercato domestico "protetto", la Fiat possa avere un futuro di successo. E non credo neppure che tutti a Torino condividano questo eventuale sogno...

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23 agosto 2010

Fiat, che boomerang!

Premesso che, come chi mi segue da tempo sa bene, io non ho mai avuto grande simpatia per i sindacati e in particolare per la Cgil (che se non esistesse secondo me sarebbe solo un gran bene per l'Italia intera, a partire dai lavoratori stessi), trovo francamente assurda questa impuntatura della Fiat sui tre operai licenziati e poi reintegrati dal giudice con tanto di condanna a carico dell'azienda torinese per pratica anti-sindacale, operai che nonostante questo ora la società vuole lasciar fuori dai cancelli. Già partendo dal fatto che sono tre, dico tre, non tremila e manco trecento, solo tre, forse non conveniva arrivare a tutto questo polverone. E poi ora, appunto, c'è la sentenza di un tribunale che ordina il reintegro, che messaggio vuole dare la Fiat? Che l'azienda se ne frega delle sentenze? E' questo il messaggio? La vicenda legale non è finita, a ottobre ci sarà il nuovo verdetto sul ricorso Fiat. L'azienda, secondo il mio modesto parere, adesso dovrebbe semplicemente far rientrare i tre in fabbrica e semmai se pensa di essere dalla parte della ragione, concentrarsi sulla vertenza legale. Se poi il giudice le darà ragione, allora li metterà fuori. Ma ora davvero a cosa serve tutto questo "machismo"? Non si rende conto il buon Marchionne che questo atteggiamento rischia solo di trasformarsi in un clamoroso boomerang? Non si rende conto che così facendo rischia solo di fare dei tre operai una sorta di nuovi "martiri" e di dare una immagine "brutale" della Fiat? Non si rende conto che così fa solo il gioco di quei sindacati che vorrebbe combattere?

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19 agosto 2010

La lezione tedesca

Negli ultimi mesi i tedeschi sono stati molto criticati in Europa. Accusati un po' di tutto. Accusati di essere "contro l'Europa". Come se tutti i guai dell'economia continentale fossero colpa loro. Sulla Merkel si è detto di tutto e di più. Basta pensare alla vicenda greca. Ora gli ultimi dati sull'andamento del Pil nei diversi Paesi vedono proprio la Germania in testa. Con una crescita di quasi il 4% i tedeschi stanno davanti persino agli Usa. Giustamente si è parlato del ritorno della locomotiva tedesca. Questi sono fatti, numeri. La Germania dimostra nei fatti di saper affrontare meglio di tutti gli altri la crisi economica. Forse sarebbe il caso di cominciare a smettere di criticare ossessivamente i tedeschi. E magari al contrario iniziare a prendere esempio da loro. Non sono loro il male dell'Europa, anzi sono un modello da seguire. Il male dell'Europa sono i Paesi con economie stantie, dove non si riesce a fare niente per smuovere le cose o quelli in cui si è arrivati addirittura a taroccare i bilanci nazionali pur di nascondere all'Unione Europea i numeri veri. Vi ricordate la storia della formica e della cicala? Ecco, qui è pure peggio perchè nella favola la cicala chiedeva alla formica, mentre nell'Europa del neo-assistenzialismo di sapor democristiano i Paesi cicala pretendono che il Paese formica paghi per coprire i buchi di tutti stando pure zitto. E poi c'è pure qualche geniaccio dell'economia che dice: beh, ma in fondo i tedeschi i loro prodotti li vendono in Europa, dunque giusto che paghino. Sì, peccato che i prodotti tedeschi si vendano non per gentile concessione deglialtri Stati nazionali. Si vendono stando sui mercati, in competizione con i prodotti cinesi e di tutti gli altri Paesi extra-Ue. Sono i consumatori che evidentemente li ritengono migliori di altri, li scelgono e li comprano. Io non sono a priori o ideologicamente o per qualunque altra ragione "filo-tedesco". Vedo semplicemente un Paese dell'Unione che sta funzionando meglio di altri con questa congiuntura (direi la stessa cosa se parlassimo di Francia, Spagna, Olanda o qualunque altra nazione) e vedo che paradossalmente proprio questo viene messo nel mirino da tanti "pensatori". Mi sembra che davvero qualcosa non quadra. Mi sembra l'assalto ai fornai raccontato dal Manzoni nei Promessi Sposi...

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15 agosto 2010

Obama, che schifo!

Barack (Hussein) Obama ha benedetto il progetto della moschea a Ground Zero. Se fossi americano e avessi votato per lui, oggi davvero mi vergognerei pensando ai parenti delle migliaia di vittime dell'11 settembre. Che schifo e che tristezza.

P.S.: l'indice di gradimento di Obama negli Usa è sceso al 42%, il suo minimo storico. Finalmente l'America si sta svegliando. Finalmente tanti americani cominciano a capire di aver fatto uno sbaglio a votare per questo "messia" che ha promesso miracoli e ora invece fa poco o niente e arriva addirittura ad approvare progetti semplicemente ignobili come questo della moschea a Ground Zero.

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