31 marzo 2008

Gli sponsor delle olimpiadi della vergogna

E' importante continuare a parlare del Tibet e del boicottaggio delle olimpiadi di Pechino. Le olimpiadi della vergogna: bisogna ripeterlo all'infinito, come un mantra. Il mantra dei giusti. Nessuna tregua nella battaglia contro la Cina che nel frattempo cerca di spegnere nel sangue la protesta tibetana e che tanti alleati ha in Occidente. Interessi economici e politici, lo sappiamo. Bisogna in ogni modo contrastare i cinesi (e ognuno nel suo piccolo può dare il suo contributo, finalizzato a creare una grande sensibilità diffusa), ma anche appunto chi da noi li sostiene. Ad esempio a mio avviso si picchia ancora troppo poco sul tema degli sponsor internazionali dei giochi olimpici. Anche loro andrebbero boicottati. L'elenco è sul sito ufficiale. Ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa. Basta cominciare a non comprare prodotti di queste marche! E se, grazie a Internet poi ci si parla, il contributo di ognuno può confluire in uno sforzo collettivo. Ti chiedi cosa puoi fare? Al bar non ordinare una Coca Cola, ordina un'altra bevanda, Coca Cola è sponsor delle olimpiadi della vergogna. Evita McDonalds, vai a mangiare in un bar un normale panino, McDonalds è sponsor delle olimpiadi della vergogna. Se devi comprare un orologio non scegliere un modello Omega, sponsor delle olimpiadi della vergogna. Tv e elettrodomestici vari: evita Panasonic e Samsung, sono sponsor delle olimpiadi della vergogna. Niente scarpe Adidas, prendi un'altra marca, Adidas è sponsor delle olimpiadi della vergogna. Alla larga da Kodak, sponsor delle olimpiadi della vergogna. Ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa! E, se hai un blog, parla di tutto questo, chiedi il boicottaggio degli sponsor.

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27 marzo 2008

Wake up!

In America il coraggio di dire certe cose e di fare certe sacrosante campagne ce l'hanno (guardate il video subito qui sotto)! In Europa invece troppa gente ha ancora le fette di salame sugli occhi o non ha ancora capito che (come non mi stancherò mai di ripetere) libero mercato non vuol dire mercato selvaggio!


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26 marzo 2008

Pecunia non olet

Da un "duro e puro" come Luca Casarini, ovvero dal capo dei no global del Nord Est, dal leader dei Disobbedienti e delle Tute Bianche, da uno per cui la guerra al capitalismo e alle multinazionali è una bandiera, ti aspetteresti che se scrive un libro poi lo pubblica con una di quelle piccole case editrici alternative o magari oggi online e gratis (un po' come certi musicisti rifiutano i cd delle grandi etichette e si affidano al web). E invece il libro di Luca Casarini, intitolato "La parte della fortuna", lo ha pubblicato la Mondadori. La berlusconiana, multinazionale e pure quotata in Borsa Mondadori. Insomma, no global e anti-sistema nelle manifestazioni di piazza o al G8, un po' meno in altri casi in cui c'è da fare qualche soldino ;-) Direi che la cosa si commenta da sola. Dalla "spesa proletaria" al libro paga della Mondadori. Pecunia non olet. Qualche giorno fa i no global hanno preso a torte in faccia l'altro storico leader dei no global, Francesco Caruso, ormai visto come uno che si è venduto al sistema. Chissà cosa penseranno vedendo il patinato tomo del loro capo Casarini con il berlusconiano bollino Mondadori e soprattutto in bella mostra nelle luccicanti vetrine di quelle super borghesi librerie a cui magari qualcuno di loro a Genova proprio ai tempi del G8 o in altre città in altre occasioni ha dato l'assalto a colpi di spranga.

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Ecco perchè tifo Air France

La vicenda Alitalia è sempre più tragicomica, diciamocelo. C'è la cordata del mistero. Che c'è ma non si vede. Sarà mica capeggiata dall'uomo invisibile dei Fantastici Quattro? C'è un andamento del titolo in Borsa ormai a metà tra il selvaggio Far West e la roulette. C'è l'asse del Nord Lega-Formigoni sul quale ormai si è appiattito tutto il PdL che demagogicamente cavalca il caso Malpensa per ramazzare voti in Lombardia. Ci sono tutti pronti a dare la loro ricetta vincente, un po' come al classico Bar dello Sport di paese ogni avventore davanti al suo bicchiere di rosso ha sempre pronta la sua formazione vincente per la nazionale di calcio. Air France ora sembra disponibile a fare qualche ulteriore piccola apertura. Ma secondo me, lo ribadisco, tutto questo casino intorno ad Alitalia rischia solo di far saltare tutto, di consegnare la compagnia direttamente al commissariamento (cosa su cui qualcuno conta...). Si sta tirando pericolosamente la corda con i francesi. Ma la domanda, seria, da porsi sarebbe questa: cosa succederebbe se alla fine Air France davanti a questo fuoco di sbarramento decidesse di mollare il colpo? Si andrebbe al definito tracollo della compagnia o in alternativa ad una soluzione papocchiata con qualche cartello italiano che alla fine (c'è da scommetterci...) riuscirebbe grazie a sponde politiche a scaricare costi ancora una volta (e trovando il modo di bypassare i vincoli Ue) sulle casse dello Stato (quello italiano!). Ecco perchè io continuo a "tifare" Air France: proprio perchè temo che altrimenti per l'ennesima volta il conto lo paghiamo tutti noi!

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Ok, la pensione è giusta!

Uolter è un fiume in piena sulle pensioni. Promette, promette, promette. Soldi di qui e soldi di là. D'altronde le promesse non costano nulla, sono gratis, quindi con le elezioni in vista meglio abbondare. Già che ci siamo basterebbe promettesse a tutti gli italici pensionati un adeguamento alla sua di pensione (cinquemila euro netti al mese). E, già, Uolter, che è uno a cui piace molto raccontare delle sue epiche vicende personali (il cinema, l'Africa, i libri...), non ce lo aveva detto che lui, il "nuovo" della politica italiana, ha la sua bella e pingue pensione da politico (nuovo e pensionato insieme: eccolo il vero miracolo!), e anche ora che la cosa è venuta fuori non ha troppo voglia di tornare sull'argomento...

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18 marzo 2008

Ci prendono per il c...


L'immagine giustamente piazzata oggi dal quotidiano Libero in prima pagina (meno male che c'è Feltri!) è davvero la miglior metafora della politica italiana. Una scena che vale più di cento dibattiti o di un milione di parole. Cicciobello Rutelli ha dato il via alla campagna di propaganda per il comune di Roma (cari romani, se lo votate, poi non lamentatevi...) e, se altri vanno comodamente in torpedone, lui ha deciso di farsi immortalare mentre eroicamente pedala e suda su una mountain bike. Eccolo dunque nelle foto da propaganda stile Istituto Luce dei tempi del fascio (vi ricordate Benito che faticava mietendo il grano?) mentre, con faccia un po' provata dalla fatica, guida un gruppo di ciclisti in salita. Peccato solo che, a ben guardare l'immagine, si può facilmente notare che il cavalletto della sua bici è abbassato, Rutelli è fermo in posa! Una grande metafora appunto della nostrana classe politica, di cui Cicciobello è un campione: ci fanno credere di faticare e sudare, celando invece una realtà ben diversa...

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17 marzo 2008

Liberisti a parole,
statalisti nei fatti

Che desolazione vedere il PdL berlusconiano che fa diventare una propria bandiera la posizione neo-statalista su Malpensa-Alitalia dell'asse del Nord Formigoni-Lega. In teoria liberali e liberisti, in pratica dirigisti e statalisti. Lo si era già visto ai tempi dei tentativi di liberalizzazione portati avanti da Bersani (e poi per la verità finiti in poca roba): il centrodestra, sfidato sul proprio terreno almeno in teoria, non rispose ponendosi in posizione ancora più avanzata sul tema delle riforme e delle liberalizzazioni, ma corse a cavalcare le proteste delle corporazioni. Consensi facili da raccogliere tra tassisti o farmacisti, si sarà pensato allora, come oggi probabilmente, con le elezioni alle porte, si sta pensando ai facili consensi da raccogliere nel varesotto, attorno a Malpensa. Ma contestualmente devono mettere in conto la delusione dei tanti che guardano verso destra nella speranza di vedere almeno un barlume di riforme liberali e che invece si vedono ripagati con statalismo e corporativismo. Giovedì scorso ad Annozero c'è stato proprio su Malpensa un confronto tra Fassino e il duo Formigoni-Maroni: ebbene, lo dico francamente, tra le due posizioni espresse io mi sono trovato molto più d'accordo con quella di Fassino piuttosto che con quella forzista-leghista (l'idea di Formigoni della moratoria triennale per Malpensa la ho trovata addirittura demenziale!). Al PdL si dicono liberali e liberisti? Allora abbiano la forza di dire e fare cose liberali e liberiste. Altrimenti evitino di dirsi tali o vadano a ripassarsi sui manuali di economia cosa vogliono dire questi termini.

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Il sangue tibetano sulla coscienza di chi finora non ha combattuto i cinesi


Non da oggi, ma da tanto tempo, come chi segue questo blog sa, io espongo fisso nel menù qui a fianco un banner relativo alla campagna internazionale Boycott made in China and Free Tibet. Non da oggi ma da sempre pure io nel piccolo di questo blog cerco di spiegare che bisogna opporsi alle aberrazioni del sistema cinese. Un sistema che per produrre tanto e a basso prezzo non rispetta i diritti più elementari dei lavoratori, non rispetta le regole sanitarie, non rispetta i vincoli ecologici. Non rispetta niente. Un sistema che opprime duramente popolazioni come quella tibetana. Un sistema che è riuscito incredibilmente a mixare comunismo e capitalismo in una combinazione dai risultati che più deleteri di così era difficile immaginare. Ma il problema è che in Occidente in questi anni sono state poche le voci, soprattutto a livello "alto", che hanno avuto la forza e l'intelligenza di sollevare il problema cinese. Solo qualche anno fa parlare di dazi anti-cinesi (come per primo ha fatto Tremonti, bisogna avere l'onestà intellettuale di riconoscerlo) veniva presa come una eresia. Subito si alzavano ignoranti saputelli pronti a parlare di vulnus al libero mercato. Ignoranti saputelli perchè tra libero mercato e mercato selvaggio, cioè appunto senza rispetto delle regole, c'è una differenza abissale. Più o meno la stessa che c'è tra democrazia e anarchia. Per non parlare di come è stato trattato l'anno scorso anche in Italia il Dalai Lama: come un ospite indesiderato, con il nostro governo che indecentemente non lo ha voluto incontrare ufficialmente (come invece ad esempio nello stesso periodo ha avuto il coraggio di fare il governo tedesco della Merkel o quello austriaco). Prodi peraltro andò in tour a Pechino a riverire le autorità locali senza spendere una parola per il Tibet e semmai dichiarando di voler fare dell'Italia il terminal europeo per le merci cinesi. La verità è che i cinesi hanno potuto contare e contano ancora su tanti alleati in Europa. C'è chi è loro alleato per questioni politiche e economiche (come si dice, pecunia non olet). E poi soprattutto ci sono tanti inconsapevoli alleati di fatto. Gente condizionata, gente che non riesce a ragionare con la propria testa e che finisce seguendo idee ben diffuse per fare il gioco proprio dei cinesi. Ci si straccia le vesti per la Birmania, ma non allo stesso modo per il Tibet. Si fanno enormi manifestazioni se gli israeliani uccidono un palestinese, ma non ugualmente se i cinesi uccidono i tibetani. Ci si compiace per l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia, ma non si chiede quella del Tibet dalla Cina. Abbiamo in passato boicottato le olimpiadi a Mosca e escluso gli atleti sudafricani, ma quest'anno, nonostante il sangue in Tibet, andremo ai giochi di Pechino. E' abbastanza uno schifo, diciamocelo. Gli affari sono affari e dunque i cinesi possono fare quello che vogliono (compreso mandarci giocattoli per bambini con vernici tossiche, come già successo) senza che alla fine accada nulla. Voglio dirlo chiaro: secondo me tutti quelli che da noi, ciascuno al suo livello (privato cittadino nelle discussioni occasionali, bloggers su internet, fino a politici e opinionisti vari), finora nulla hanno detto contro i crimini cinesi un po' i morti di questi giorni in Tibet ce li hanno in qualche modo sulla coscienza. Perchè ognuno nel suo piccolo può contribuire o meno alla creazione di una sensibilità diffusa di condanna. Chi si astiene, chi comincia a mettere mille se e mille ma, diventa alleato di fatto dei cinesi.

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13 marzo 2008

Btp people

Due importanti riscontri questa settimana per quanto riguarda il mercato dei titoli di Stato. L'altro giorno l'ultima asta di Bot non ha registrato il consueto tutto esaurito, e una cosa così non si vedeva da un sacco di anni. Oggi invece al contrario c'è stata una forte richiesta alla nuova asta dei Btp quinquennali con rendimento fisso del 3,8% (domanda complessivamente superiore ai 6 miliardi di euro contro una offerta fissata dal Tesoro sui 3 miliardi). Insomma, sgretolamento del "Bot people" e corsa ai Btp. Per certi aspetti i due dati potrebbero sembrare quasi in contraddizione (parliamo di Btp, dunque di tasso fisso, non di Cct e di conseguenza di variabile). Personalmente credo che tutto si spieghi proprio con un forte desiderio di molti di mettere al riparo sul medio-lungo periodo i propri soldi in una difficile fase congiunturale dei mercati che oggettivamente spaventa. Anche lo scenario dei tassi non è per nulla facile da tratteggiare in questo momento, dunque un onesto tasso fisso può risultare una sirena in grado di attrarre molti. Il Bot, quindi scadenza corta, finisce per essere probabilmente troppo in concorrenza con le varie offerte tipo conti di deposito che mi dicono stiano continuando ad andare bene. Mentre il Btp diventa alternativa a azioni (che comprensibilmente spaventano molto in questo periodo) e risparmio gestito, fondi in primis (la cui raccolta va male, anzi malissimo, e secondo me il relativo settore va verso tempi davvero brutti). Detto tutto questo, vi ricordo sempre la "contrary opinion", un mio pallino come sapete ;-) Avere la forza di non seguire sempre il branco statisticamente, se ci si muove bene, porta a buoni risultati. I mercati sembrano viaggiare verso il baratro? Sì, lo ripeto, la fase è certamente difficile, però, secondo me (al solito è solo una mia personale sensazione e nulla più) tra mezza estate e inizio autunno ci potrebbe essere spazio per un bel rimbalzo.

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11 marzo 2008

Aerei, esuberi e mandarini

Dunque pare che (questi almeno sono gli ultimi rumors, fonte il giornale francese La Tribune) Air France porrà precise condizioni per andare avanti con l'offerta economica vincolante su Alitalia. In particolare, sembra che i francesi chiederanno concrete garanzie per poter poi procedere con la necessaria politica di riduzione degli organici. Posizione a mio avviso assolutamente legittima e più che comprensibile. Curiosità: il pilota che non può fare a meno di finire il suo bel mandarino prima di procedere con la fase di atterraggio (vedi video subito qui sotto) lo terranno? Magari, per convincere il personale di volo della validità del piano Air France-Klm, a lui potrebbero inviare un bel cesto di frutta esotica :-)



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10 marzo 2008

Parole che non convincono

Dopo la mazzata di venerdì scorso, per Telecom Italia la nuova settimana borsistica si apre ancora con segni di difficoltà. Il mercato evidentemente resta scettico. Diverse e da fronti diversi le prese di posizione in favore del gruppo guidato da Bernabè. Ad esempio, Corrado Passera dice "E' una azienda che darà soddisfazioni". Se lo dice lui... Ma una di queste "esternazioni" mi ha colpito in particolare, è quella della "Lex Column" del Financial Times, celeberrima rubrica che sovente si è distinta per le sue stroncature. La Lex Column in questo caso si distingue proprio per segno opposto, si distingue per "buonismo". Definisce "crudele" il maxi ribasso (quasi il 10%, ricordiamolo) visto appunto venerdì. Addirittura "crudele". Povera Telecom e povero Berny, quasi quasi ci viene da piangere ;-) Crudele, ma che vuol dire? Come se in Borsa si potesse formare una sorta di sentimento diffuso di "cattiveria" o al contrario di "bontà". Ma, per carità. Telecom Italia ha presentato i conti e un piano industriale. Evidentemente il mercato non si è sentito sufficientemente convinto da questi conti (che continuano a registrare un indebitamento enorme!) e da questo piano. Tutto qui. La "crudeltà" non centra.

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07 marzo 2008

Urbano online


Anche Urbano Cairo, che come editore è stato finora piuttosto assente dal mercato internet, ora comincia seriamente a pensare proprio al web...

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Rosso Telecom

Caspita che profondo rosso oggi in Borsa per Telecom Italia. A metà seduta il titolo è arrivato a perdere più del 7%. E questo dopo la presentazione dei conti finali 2007e del nuovo piano industriale. Povero Berny Bernabè. Si è tanto parlato in questi ultimi tempi di "cura Bernabè" per l'azienda entrata nella stagione post-tronchettiana, ma, almeno a guardare cosa sta succedendo oggi sul listino, forse il "dottore" deve ancora fasarla bene la "cura" per il "malato" ;-) Bernabè dice che gli investitori non devono aspettarsi "fuochi d'artificio". Ce ne siamo accorti...

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06 marzo 2008

Più o meno paradiso /3
(a proposito di Svizzera...)

Resto sul tema paradisi fiscali e segreto bancario, che a giudicare dalle mail che mi sono arrivate sembra interessare parecchio, per riproporre qui proprio un'altra mail interessante tra quelle che mi sono trovato nella casella di posta elettronica (colgo l'occasione per ricordare l'indirizzo: fuorimercato@supereva.it). Interessante perchè spiega bene e sinteticamente come funziona il sistema svizzero. La ha scritta Andrea F., eccola: "In paradiso ci sono angeli e beati! Sicuramente esistono possibilità di defiscalizzazione totale con strutture non operanti sul territorio. La tassazione per una società anonima in Svizzera difficilmente supera il 19% reale, ovvero consente di detrarre i costi di auto e telefoni che in Italia non sono interamente deducibili. Dai dati Istat risulta che la tassazione reale italiana è al 76% per le società di capitale. Una bella differenza! Se si opera alla luce del sole e si dichiara il reale profitto si può ottenere dall'erario svizzero la certificazione fiscale che per il concordato bilaterale esonera l'azienda da qualunque corrispettivo da versare in Italia e esonera i lavoratori frontalieri dal pagamento di tasse in Italia. La tassazione personale arriva ad un 24%, ma comprende le assicurazioni ed il fondo pensionistico oltre che l'indennità da disoccupazione per 2 anni al 90% dello stipendio. Insomma un bell'incentivo per chi non ha esigenze di presenza territoriale e sicuramente appetibile come soluzione pulita e perfettamente legale".

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05 marzo 2008

Più o meno paradiso /2
(c'è anche l'Austria...)

A proposito di paradisi fiscali e segreto bancario, Carlo B. mi ha scritto una mail per ricordare, giustamente, anche il caso austriaco. Questo scrive appunto Carlo come commento al mio post di ieri (lo ripubblico qui perchè mi sembra molto interessante): "Tutto assolutamente vero, però rammenterei anche l'Austria, Paese Ue a tutti gli effetti, ma il cui segreto bancario è più rigido perfino di quello della Svizzera. E qui nel Triveneto battono a tappeto, invitano le aziende ad andare da loro, con facilitazioni etc etc. E se poi l'azienda non si vuole spostare, pazienza, si spostano almeno i capitali...". Dunque, gli austriaci fanno addirittura una sorta di promozione diretta per attrarre i capitali del Nord Est italiano. Francamente, se la cosa è legale (lo sottolineo: solo nel caso sia legale), personalmente penso che dal loro punto di vista facciano bene. Business is business.

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04 marzo 2008

Se il pulpito frana....

Mentre la Fiat frana in Borsa (in questo momento, a metà seduta, il titolo perde il 5%, toccando nuovi minimi relativi sotto la soglia dei 14 euro) per i pessimi dati relativi alle immatricolazioni di febbraio (batosta per Fiat con vendite in calo di ben l'8%!), il suo presidente è impegnato in questi giorni a illustrare il partorito "decalogo" per il governo che verrà. Come un novello Mosè - bella in questo senso la vignetta di oggi sul Corriere che dice "Montezemolo o Monte Sinai?" - il presidentissimo fa magnanimo dono dei suoi "dieci comandamenti" alla sgangherata politica italiana. Ma, visto il tracollo delle vendite Fiat e conseguentemente del titolo Fiat, non farebbe meglio il presidente a dedicarsi all'azienda che ben retribuito presiede, invece che occuparsi di politica? Se poi ha proprio voglia di fare conferenze stampa, perchè, giusto per dare qualche rispostina al mercato (a questo punto più che dovuta!), non ne organizza una per spiegare dov'è dunque, nei numeri, tutta questa strombazzata ripresa della Fiat di cui si parla con pomposa enfasi da mesi? Immatricolazioni a -8% è ripresa? E, se proprio vogliamo dirla tutta, è "dall'alto" di risultati così che arrivano i "dieci comandamenti" per l'Italia? Prima di pontificare alla nazione intera, forse bisognerebbe dimostrare di saper fare più che bene in casa propria. Perchè altrimenti vale il detto che chi sa fa e chi non sa insegna...

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Più o meno paradiso


Dunque adesso a tenere banco c'è la vicenda dei conti in Liechtenstein. L'Europa è riuscita a fare breccia in questo paradiso fiscale e sono venute fuori le liste di quelli che hanno depositato lì loro fondi, probabilmente in larga parte in fuga dalla tassazione nazionale di competenza. In questo senso il Liechtenstein è l'obiettivo piccolo, il vero colpo grosso sarebbe la Svizzera. E, diciamoci la verità, forse qualcuno di quelli che proprio nelle banche elvetiche ha soldi ora comincia ad avere qualche sudore freddo. Certo la Svizzera non è il Liechtenstein però la pressione dell'Europa sale e in fondo se ci sono riusciti da una parte potrebbero un domani arrivare a farcela pure dall'altra. Così in effetti si potrebbe pensare. Personalmente non credo che il sistema svizzero arriverà in tempi ragionevoli ad essere scardinato. Da sempre per troppi potenti le banche svizzere sono una utile zona franca (arrivavano lì pure i soldi dei nazisti, e per questo la Svizzera non fu invasa). E, comunque, a proposito di paradisi fiscali, non so quanti effettivamente sappiano che, oltre la Svizzera o l'"esotico" (Cayman e tutte le altre varie isole e isolette...), c'è molto altro. Ad esempio, si tende spesso a dimenticare che c'è un simil-paradiso (specializzato per le esigenze delle società...) anche in terra americana. Parliamo proprio di uno degli Stati Usa: il Delaware. Dove, guarda caso, hanno sede un sacco di aziende quotate a Wall Street. Ed è curioso: proprio gli Stati Uniti, che in questi anni hanno dichiarato una sorta di guerra contro l'offshore e i paradisi fiscali (ufficialmente per stanare i fondi legati al terrorismo islamico), continuano poi tranquillamente ad avere all'interno una realtà di questo tipo. L'Europa mette in discussione i paradisi fiscali, arriverà dunque a farlo anche con il caso Delaware? Non credo proprio. E non pensate che il sistema Delaware sia conosciuto e usato solo in America. E' ben noto anche nel Vecchio Continente, e in Italia...

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03 marzo 2008

L'oro del Corriere

Oggi nell'inserto del Corriere della Sera dedicato alla cronaca di Milano c'è una pagina intera (pag.3) dedicata al fenomeno degli anziani costretti a vendersi l'oro. Si parla del boom in città dei nuovi esercizi commerciali nati proprio per comprare preziosi. "Poveri clienti", così giustamente definiti, che vengono messi in guardia: "Siccome in questo caso il cliente non ha ragione ma semplicemente ha bisogno, si sappia che c'è poco da fare affari". Insomma, un pezzo tutto dalla parte degli anziani che per campare devono vendersi le monete d'oro o le catenine di famiglia e che magari poi comunque si ritrovano costretti a mangiare la frutta marcia che al mercato viene buttata via: "Sono soprattutto gli anziani che al sabato mattina affollano l'Ortomercato e si gettano sulla frutta marcia". Leggi questa pagina del Corriere e ti viene quasi da piangere. Giusto che se ne parli, bene fa il Corriere, così ho pensato. Poi, però, come ho fatto io, vai avanti a sfogliare il giornale e arrivi all'inserto economia, e cosa trovi a pagina 9? Una colorata maxi pubblicità che, a caratteri rossi e cubitali, questo propone: "Vendere monete d'oro, oro e lingotti". Mi fermo e penso: e, già, se c'è chi compra oro dagli anziani non va bene, se però i soldi del business dell'oro vanno in pubblicità va bene. Desolante.

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