30 gennaio 2009

11 buoni motivi per dire NO agli aiuti di Stato alla Fiat

1. Perché già ci siamo turati il naso per mandare giù l'operazione Alitalia. Pure Fiat è davvero troppo. Indigeribile.

2. Perché, se è vero che anche negli Usa si vara il piano auto, lì in questi termini e con queste dimensioni è sostanzialmente la prima volta, mentre da noi è da una vita che Fiat viene periodicamente aiutata dallo Stato. Alla Fiat sono già state date montagne di soldi.

3. Perché in questi ultimi anni Montezemolo e Marchionne si sono volentieri fatti celebrare da quei media sempre compiacenti e generosi nei confronti di casa Fiat con la storia della "grande ripresa". Ebbene, se la ripresa è stata davvero così prodigiosa come ci è stato raccontato, possibile che è bastato qualche mese di crisi per ribaltare radicalmente tutto?

4. Perché sempre in questi ultimi anni la Fiat è tornata ad ergersi a icona del "made in Italy" salvo poi produrre uno dei simboli della "ripresa", ovvero la 500, in Polonia.

5. Perché la Fiat di fatto ora chiede un sacrificio allo Stato, dunque a tutti noi, ma poi mostra di non essere troppo disposta a farne lei. Esempio: perché, se è vero che servono urgentemente soldi, la Fiat per fare cassa non vende attività collaterali non strettamente necessarie a far andare avanti il settore auto come ad esempio quelle editoriali (il giornale La Stampa)? Non è forse giusto che casa Fiat, per salvare se stessa, inizi a farli prima lei i sacrifici, prima di chiederli al Paese intero?

6. Perché è insopportabile l'idea che quando ci sono gli utili alla Fiat se li mettono in tasca (non fanno certo donazioni in favore dello Stato), mentre quando ci sono le perdite si cerca di "scaricarle" sul sistema pubblico.

7. Perché tutte le dichiarazioni fatte in questi giorni sulle migliaia e migliaia di posti a rischio nel settore auto suonano come una sorta di ricatto. Il messaggio che passa sembra questo: o ci date subito i soldi o mettiamo una marea di gente in strada. Alla Fiat non sembrano nemmeno chiedere, ma piuttosto pretendere. Questi nel caso manco direbbero grazie al Paese che li aiuta.

8. Perché risulta odiosa l'idea che ancora una volta le piccole e medie imprese vengono lasciate in balia della crisi senza sostanzialmente nessun aiuto, mentre tutti i soldi vanno nella solita direzione del colosso Fiat.

9. Perché nel terzo millennio si fa fatica a vedere ancora nell'automobile il prodotto "centrale" per lo sviluppo. Perché questa montagna di soldi al settore auto e non ad esempio al comparto delle energie rinnovabili?

10. Perché, con una sensibilità ecologica che cresce nella stessa America dove finora sono stati prodotti macchinoni super inquinanti (il piano auto lì ora varato ha obiettivi proprio in questa direzione), noi ci troviamo ancora con una azienda come Fiat che ben poco ha fatto sotto questo profilo nonostante aiuti dello Stato lungo tutto la sua storia. A Milano ad esempio larga parte dei tassisti usa ormai auto ibride, che inquinano molto meno. Bravi. Peccato solo che siano tutte Toyota Prius. Se i giapponesi mettono ormai l'ibrido persino sui Suv (vedi ultimi modelli Lexus), cosa circola in questo senso di marchiato Fiat?

11. Perché suonerà pure populista dirlo ma è davvero difficile pensare come spiegare a quegli italiani che davvero finiranno stesi dalla crisi, o magari lo sono già, che milioni e milioni di euro lo Stato li darà ancora una volta agli "aristocratici" Agnelli, quelli che poi magari sulle pagine dei giornali patinati li vedi sciare a Saint Moritz, mentre per loro, "plebei", c’è al massimo una social card con una manciata di euro per comprare pane e latte e nulla di più.

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27 gennaio 2009

E questo si chiama "ritiro"?

A proposito del "ritiro" a sorpresa di Carlo De Benedetti (ha lasciato tutte le presidenze delle società da lui fondate), condivido al 100% quanto già scritto dall'Imprenditore sul suo blog. Si tratta di un ritiro, diciamo così, piuttosto originale e curioso: Carlo De Benedetti lascia ad esempio la presidenza del gruppo editoriale Espresso-Repubblica, ma si tiene il potere di nomina di tutti i direttori delle testate. Robetta da poco ;-) E poi quelle sue dichiarazioni sulla sua "carriera danneggiata da ragioni politiche". Sarà, ma personalmente faccio davvero una gran fatica a visualizzare l'ingegner De Benedetti nei panni di una sorta di vittima della politica...

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26 gennaio 2009

Quoque tu ing

Leggo: "Management & Capitali ha comunicato alla Consob il 22 gennaio di aver ridotto entro la soglia del 2% la propria quota in Tiscali". In pratica, pure l'ingegner Carlo De Benedetti (Management & Capitali è roba sua, è il famoso fondo "salva imprese" creato qualche anno fa) ha evidentemente pensato di mollare Tiscali dando una corposa sforbiciata alla relativa partecipazione azionaria (M&C aveva oltre il 6% e ora ha pesantemente alleggerito scendendo sotto la soglia del 2%). Chissà cosa pensa Soru di questa mossa...

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21 gennaio 2009

Ultime parole famose

Oggi Milano Finanza con il pezzo titolato "Tiscali taglia un terzo del personale" ha parlato di 250 esuberi in vista per quanto riguarda i dipendenti Tiscali. Nel giro di poche ore è arrivata la conferma dalla Sardegna. La società ha confermato le anticipazioni di Mf sui possibili tagli, tenendo peraltro a precisare che si tratta di "esodi volontari incentivati". Meno di due mesi fa, ospite della trasmissione tv di Fabio Fazio, Renato Soru non disse forse che Tiscali, contrariamente a Telecom Italia, non avrebbe lasciato a casa nessuno? Su YouTube c'è il video integrale dell'intervista di Soru di inizio dicembre. E persino sul sito internet della Regione Sardegna (alla cui guida Soru si ricandida) si può ritrovare ancora oggi nell'area della rassegna stampa il titolo ad effetto che l'Unità (controllata da Soru) fece lunedì 8 dicembre ovvero il giorno dopo la puntata di "Che tempo che fa": Soru ospite in tv "Tutela del Lavoro, Tiscali non lascerà a terra nessuno".

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La festa è finita (male)

Dunque, il megashow per l'insediamento di Obama (un super "baraccone" nella miglior tradizione a stelle e strisce, a metà tra concerto rock e circo equestre) ha impressionato il "popolino globale", ma non i mercati finanziari. Chi si aspettava fuochi d'artificio sui listini a segnare la salvifica svolta dall'era Bush a quella del "messia Obama" è rimasto deluso. Sui mercati nessun rialzo. Anzi, proprio a rovinare la festa, proprio mentre il neo-presidente ballava e brindava, gli indici di Wall Street sono tornati dopo giorni a picco. La chiusura di seduta è stata pesantissima. Il punto è che va bene il concertone con Springsteen e gli U2, va bene il ballo presidenziale a due sulle note di Beyoncè, vanno bene pure i carri allegorici, ma ora servono i fatti concreti, innanzitutto per l'economia (tema che Obama ha fortemente cavalcato per farsi eleggere). Il messaggio mandato al neo-presidente dai mercati finanziari (e più in generale forse si può dire da quello spirito ultrapragmatico tipicamente americano) è chiarissimo: la campagna elettorale stile rockstar è finita e la politica di governo non è un reality show. Servono i fatti concreti, appunto, e servono subito vista la difficile congiuntura. Su questo sarà giudicato il nuovo presidente. E, a proposito di giudizi, ribadisco il mio sulle linee-guida del piano Obama per l'economia che sono già state anticipate: francamente non vedo il gran cambiamento promesso. L'idea alla base del piano anti-crisi Bush varato in autunno (e che poi di fatto ha "ispirato" anche i governi dei Paesi europei) era quella di dare vagonate di aiuti pubblici a settori "core" come banche e auto. Insomma, accantonare per un po' il classico liberismo Usa per proporre una massiccia dose terapeutica di neo-interventismo. Ora, a parte qualche "orpello" ad uso mediatico inserito nel suo piano, Barack Obama prosegue de facto sulla stessa linea. Cambiano i valori (Obama stanzia molti più soldi da dare a pioggia), ma la politica è la medesima dell'ultima fase della gestione Bush. Piaccia o non piaccia ma è così. Poco "change". Forse anche per questo i mercati, già un pochino delusi, hanno rovinato la festa a mister president?

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20 gennaio 2009

Meritocrazia Telecom


Ve lo ricordate Luca Luciani, il manager di Telecom Italia che dal palco di una convention aziendale in modo sprezzante cercava di ridare la carica ai dipendenti ricordando la "vittoria di Napoleone a Waterloo"? Ebbene, con la ultima riorganizzazione del gruppo non gli è andata poi così male. Come anticipato dai rumors, è stato nominato amministratore delegato di Tim Brasil. Immaginiamo con relativo pingue stipendio e bonus vari. "Luciani conosce bene il mercato brasiliano", così recita una nota di Telecom Italia. Beh, speriamo che lo conosca meglio della storia...

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19 gennaio 2009

Il "new deal globale"?
Solo roba molto "old"

Non so, ma più si va avanti e questa "omologazione" a livello ormai mondiale per quanto riguarda le ricette anti-crisi mi convince sempre meno. Tutti, ma proprio tutti fanno le medesime cose, i medesimi passi. Persino le sequenze sembrano le stesse. In una sorta di colossale meccanismo tipo macchina fotocopiatrice. Tutti continuano a svalutare (oggi per esempio tocca alla banca centrale dell'Arabia Saudita: e già, persino gli sceicchi...), tutti continuano a dare mega aiuti alle banche (in questo momento si parla di una seconda maxi tranche sul mercato inglese). Beh, ovviamente si può dire: se tutti fanno così, sarà giusto così. Sì, forse. Ma è anche vero che non sempre una ricetta "planetaria" si rivela poi corretta. Pensate, giusto per fare un esempio, al famoso boom della new economy della fine degli anni novanta. In tutto il globo si correva come forsennati a comprare a prezzi pazzi azioni di qualunque cosa potesse dirsi una "dot.com". E dopo si è visto di che "abbaglio" si è trattato almeno sotto lo stretto profilo finanziario. Per carità questo è solo un esempio e più in generale i miei sono solo i personalissimi e modesti dubbi di un blogger. Ma davvero in questo contesto mi ci ritrovo sempre meno. Sento un "tanfo" crescente. Interventi sulle valute, aiuti alle banche e tutto il resto: si parla di "new deal", ma secondo me di nuovo qui c'è poco. Solo vagonate di soldi destinate in certe direzioni. Ma davvero si pensa di risolvere così le situazioni che hanno portato alla crisi? Secondo me così non si risolve niente. Tutto potrà ripresentarsi un'altra volta, se non si va ad agire sulle vere cause. Insomma, se non si ha il coraggio di riformarlo radicalmente il sistema bancario-finanziario, invece di semplicemente salvarlo senza veramente "guardarci dentro". No, questo "new deal globale" non mi convince e non mi piace per niente. Nemmeno quello di Obama (l'unico da cui ci si poteva aspettare qualcosa di veramente diverso). Anche nel suo piano per l'economia in fondo cosa c'è? Soldi a pioggia e basta. Più degli altri, ma come gli altri. La verità è che mettere davvero mano al sistema finanziario non fa comodo a nessuno. Tutto continuerà ad andare avanti come prima. Più che "new", solo roba "old".

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12 gennaio 2009

Dalla neve all'Alitalia...

Con l'intervista televisiva di ieri dalla Annunziata e con le nuove dichiarazioni odierne Letizia Moratti ha di fatto scatenato una sua personale offensiva sul fronte Alitalia smarcandosi dalla posizione governativa. Riproponendo quella sua storica immagine da donna-manager super decisionista che non perde tempo in inutili beghe ma risolve i problemi ha tirato fuori a sorpresa e ormai quasi a tempo scaduto la storia dell'offerta Lufthansa dell'ultimo minuto. Insomma, voglia di colpo di scena mediatico. Peccato solo che tutto questo sia avvenuto a pochi giorni dalla figuraccia che il comune di Milano, ovvero l'ente che la Moratti gestisce, ha fatto con la nevicata che ha mandato in tilt la città. Ricordiamolo: non c'erano nemmeno i sacchi di sale da spargere sulle strade! Ora, invece di preoccuparsi del tema delle alleanze internazionali dell'Alitalia, non sarebbe il caso che la Moratti si preoccupasse dei problemi concreti della amministrazione cittadina da lei guidata? Invece di pensare a Lufthansa e di proporsi come salvatrice di Malpensa, non sarebbe il caso che pensasse ad esempio ad un nuovo piano di emergenza in caso di nevicate? I milanesi che le hanno dato il proprio voto lo hanno fatto perchè cercasse di far funzionare Milano o l'Alitalia?

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08 gennaio 2009

Obama, il democristiano

Barack Obama non mi è mai piaciuto. Lo ho sempre dichiarato (e per questo, nonostante tutti i suoi evidentissimi limiti, ho fatto il tifo per McCain). Obama non mi è mai piaciuto perché fin dal primo minuto mi è sembrato tutta forma e niente sostanza. Una bella immagine costruita a tavolino e dietro poco o nulla di concreto. Un'abile operazione di marketing politico e stop. Insomma, come si dice, tanto fumo e poco arrosto. Il suo clamoroso silenzio davanti ai tragici fatti di Gaza mi sembra una prima monumentale riprova di tutto questo. Tutto quel coraggio da leone ostentato in campagna elettorale a suon di "change!" ha lasciato il posto a una super diplomatica prudenza che fa tornare alla mente i nostri vecchi politici democristiani. Ve li ricordate i notabili dell'"epoca d'oro" della Dc: si vantavano di saper parlare per ore senza sbilanciarsi in alcuna direzione. Già, meglio non esporsi troppo, meglio non prendere una posizione troppo precisa, così avrà pensato il buon Barack. Perché l'"anima democratica" spingerebbe forse verso le ragioni dei palestinesi, ma negli States c'è pur sempre quella lobby ebraica che conta così tanto (e che finanzia le campagne elettorali...). Nelle ultime ore, evidentemente pressato dagli eventi, Obama per la verità il silenzio ha cominciato a romperlo. Per dire cosa? Per dire che "è preoccupato per i civili". Ovvero una colossale ovvietà e nessuno sbilanciamento nella spinosa questione Israele-Palestina. Chi ha ragione secondo Obama? Mistero. In che direzione bisognerebbe muoversi secondo Obama? Mistero. Roba appunto degna della miglior tradizione democristiana. Più che Kennedy tutto questo francamente ricorda Andreotti...

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La Moratti sotto la neve

Ecopass, strisce blu, ausiliari dalla multa facile (e pure sanzioni che poi magari si scoprono clamorosamente truffaldine come nel caso degli ormai famigerati semafori T-Red): se la viabilità è intesa come mezzo per ramazzare soldi "tosando" i cittadini, l'amministrazione di Milano eccelle, se invece la si intende come garanzia di servizio al cittadino, beh allora quel poco di credibilità che era rimasta alla gestione di Letizia Moratti è davvero finita sepolta sotto la neve di ieri. Non c'era nemmeno il sale sulle strade! Lei, la signora Moratti, si giustifica dicendo che non si aspettava tanta neve così. Bastava che avesse acceso la tv il giorno prima: stavolta la super nevicata era assolutamente attesa. E poi che vuol dire? Che una città come Milano non è pronta a gestire nel caso anche eventi a sorpresa come una nevicata da 40 centimetri? Siamo seri: non parliamo mica di uno tsunami o di un tornado! La verità è che invece di pensare solo alle "grandi cose", come l'Expo, bisognerebbe tornare ad occuparsi in primis delle "piccole cose", quelle che interessano ai cittadini. Ieri, ad esempio, dove erano i tantissimi solerti vigili e ausiliari della sosta che normalmente sono schierati nelle strade milanesi a dare multe a go-go? Personalmente in giro ne ho visti davvero pochi. Di ausiliari poi neanche l'ombra. Li mandi a spalare la neve in casi di emergenza, egregia signora Moratti. E magari ci vada pure lei, insieme all'egregio dottor Croci, assessore alla viabilità. Davvero dal cuore: la prossima volta spalate la neve invece di pensare all'Expo! Vi può fare solo bene!

Arretrato mail

Comunicazione di servizio. Sono stato scollegato da internet per diversi giorni. Ora sono di nuovo online, ma ho qualche mail in casella a cui devo ancora rispondere. Mi scuso dunque per questo, conto di evadere l'arretrato entro al massimo domani.

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