28 novembre 2008

Caccole al Sole

C'era una volta quello stile Sole24Ore così austero e compassato. Ora però, evidentemente, la dura legge dell'audience e del far parlare di se stessi a tutti i costi sta dalla tv dilagando un po' ovunque. Può capitare così che la radio del blasonato gruppo editoriale di Confindustria dedichi un'intera puntata di un suo programma alle caccole. Pardon, alle "operazioni di pulizia nasale e altre azioni corporee che segretamente si compiono al riparo da sguardi indiscreti" come recita il palinsesto ufficiale. Non ci credete? Cliccate qui.

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27 novembre 2008

Se i nostri soldi vanno a finire in Gabon...

Mentre il governo si prepara a dare una montagna di soldi alle grandi banche nostrane (cosa che, come già detto nel precedente post, è causa di problemi di stomaco per gli spiriti liberali), diverse di queste banche sembrano prepararsi a intervenire per salvare il gruppo del rampante finanziere franco-polacco Romain Zaleski. Uno che rampante negli ultimi anni lo ha potuto essere proprio perchè ci sono sempre stati banchieri italici amici pronti a fargli credito. Ora, se è vero quanto già anticipato ieri dall'agenzia di stampa Radiocor, la rete delle partecipazioni finanziarie dirette di Zaleski dal Lussemburgo (ormai un classico...) arriverebbe addirittura fino in piena Africa. Con una presenza in una banca del Gabon! Di location non proprio dietro l'angolo per investimenti "esotici" se ne sono sentite tante in questi ultimi anni di finanza "creativa", a partire dalle ormai famigerate isole Cayman, ma, giuro, è la prima volta, almeno per quanto mi riguarda, che in questo senso sento parlare di questa nazione africana. E mi chiedo: come si fa a mandar giù che vagonate di denaro pubblico vadano a banche italiane che a loro volta i soldi li danno a finanzieri stranieri che hanno partecipazioni persino in Gabon e che ora rischiano di saltare? Cosa davvero si sta salvando con il piano salva-banche? L'accesso al credito per le piccole e medie imprese clienti (questa la versione "ufficiale") oppure le poltrone e gli interessi dei grandi banchieri italiani e dei loro finanzieri amici?

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26 novembre 2008

Voltastomaco

Sulla scia degli aiuti concessi dappertutto, dall'America all'Europa, anche in Italia le banche stanno per ricevere il loro regalo di Natale. Una bella montagna di miliardi di euro. E, se già questo fa storcere il naso agli spiriti liberali, l'idea che l'aiutone di Stato rischi di non essere almeno bilanciato da una serie di contropartite diventa semplicemente causa di voltastomaco. Già, perchè tutto al momento sembra far pensare che proprio così andrà a finire. Le banche riceveranno vagonate di soldi pubblici e poco o niente offriranno in cambio. Si potrebbero giustamente pretendere tante cose per bilanciare almeno in parte il salvagente di Stato. Come una vera rinegoziazione dei mutui a vantaggio dei clienti (in questo senso ha pienamente ragione Bersani), magari con anche finalmente l'eliminazione dell'Euribor (richiesta peraltro della stessa Bce). Come l'introduzione di regole di responsabilità più efficaci nel caso della vendita di prodotti finanziari a rischio ai risparmiatori (per evitare quel vergognoso scaricabarile delle banche che dalla vicenda dei bond argentini in avanti abbiamo sempre visto in occasione dei vari crack). Come l'impegno ad un ricambio del vertice manageriale per i gruppi più compromessi. Insomma, si potrebbe in cambio dell'intervento straordinario chiedere qualcosa che migliori il funzionamento del sistema, per il futuro. E il punto è che sarebbe giusto e sacrosanto farlo! Invece no, qui sembra che si andrà a dare tonnellate di denari senza condizioni. Lo dico chiaramente: una insopportabile schifezza! Aumentata ancor di più dall'effetto di tante dichiarazioni che arrivano ancora in questi giorni dal fronte bancario: molti in sostanza dicono che le banche italiane sono state "brave" perché non sono finite nei guai come quelle americane. Sono dichiarazioni che suonano come una presa in giro, come la beffa nella beffa. Già, perché se le banche italiane si dichiarano ancora oggi "immacolate" e solide, perché lo Stato deve dar loro tutti questi miliardi di euro di cui si parla?

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25 novembre 2008

Tutto il mondo è paese

La politica americana ha salvato Citigroup. Guarda caso uno dei gruppi bancari che più finanzia la politica americana. Con le elezioni di quest'anno ad esempio nella classifica dei fondi destinati a politici, tra Casa Bianca e Congresso, Citigroup si è piazzata al secondo posto, dietro solo a Goldman Sachs e davanti a Jp Morgan (per la cronaca, da tutte le banche sono andati molti più soldi a Obama rispetto a McCain...).

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24 novembre 2008

Il ballo del banchiere

Dedicato a azionisti e correntisti di Unicredit: ecco il vostro Alessandro Profumo in versione discotecara...

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Libri

Gli autori mi avevano già scritto per segnalare il loro libro sul mondo del risparmio, dal titolo "Il Rentista e il Tanguero". Ora fanno sapere che questa settimana a Milano ci sarà la relativa presentazione. Ecco dunque i riferimenti dell'evento per chi volesse farci un salto:

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21 novembre 2008

"Meno tette, più lavoro"


Ci sarà pure la crisi, ma Pirelli al suo patinato calendario non rinuncia. Proprio in questi giorni Tronchetti ha presentato l'edizione 2009. La solita pattuglia di modelle in versione sexy-chic, stavolta piazzate nella suggestiva location del delta del fiume Okawango in Botswana. Il tutto per qualche milionata di euro. E fin qui per la verità niente di male. Ognuno coi soldi suoi ci fa quello che crede. Giusto così. In Spagna però ci sono dipendenti del gruppo italiano che non la hanno presa bene. Dicono che lì si parla di tagli e trovano quindi inaccettabile che Pirelli da una parte pensi a mandare a casa lavoratori mentre dall'altra non ha problemi a trovare i soldi per il costoso calendario. E, per attirare l'attenzione dei media sulla loro protesta, hanno pensato di realizzare un "contro-calendario". Si chiama "Menos tetas y mas trabajo". Sulla vicenda ho trovato il video, qui sopra, e aggiungo solo qualche ulteriore parola di commento. Da sempre il calendario Pirelli si propone come un'icona di stile. Secondo me avere stile vuol dire anche capire quando si può "esagerare" e quando invece è più opportuno l'understatement finanche all'austerity...

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20 novembre 2008

I soliti analisti...

Il titolo Fiat da ieri è finito sotto la soglia dei 5 euro ad azione. Un livello di prezzo che sul mercato non si vedeva ormai da qualche anno. E, ancora una volta, molto si potrebbe dire sui "consigli" degli analisti finanziari. Prendiamo, giusto per fare un esempio, quelli di Centrosim: esattamente un anno fa raccomandavano di comprare le azioni Fiat (indicazione "buy") indicando un target price, ovvero un obiettivo di prezzo a tendere, a quota 29,60 euro! Ogni commento direi che è superfluo, i numeri parlano da soli. E nello stesso articolo di un anno fa che ho recuperato in rete proprio su Centrosim è contenuta pure la "spettacolare" previsione di scenario degli analisti di Goldman Sachs. Solo dodici mesi fa rivolgendosi agli investitori definivano addirittura "attraente" il settore auto. Beh, complimenti agli "esperti"! Vediamo oggi come stanno le cose: l'industria delle quattro ruote è in grave crisi in tutto il mondo, con tutti i marchi in difficoltà, tanto che dall'America all'Europa si parla di maxi aiuti di Stato per evitare il tracollo. Insomma, davvero, le solite previsioni dei soliti analisti...

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19 novembre 2008

Quelli che il coaching

Nell'Unicredit di Profumo c'è pure il "coach"...

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Il rientro dal lavoro

Ecco come evitare il solito stress da traffico ;-)

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18 novembre 2008

In edicola


L'ultimo numero del settimanale "Borsa & Finanza", quello uscito in edicola sabato scorso, dedica una pagina intera (pag.61) ai blog economici e finanziari. Con un lungo pezzo dal titolo "Con la crisi la finanza si dà al blog". Vengono citati molti blog italiani, tra cui anche Fuorimercato e per questo ringrazio.

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Credits

Come potete vedere, è online la nuova versione della testata di Fuorimercato. Ogni tanto bisogna rinnovarsi ;-) Sono molto soddisfatto, mi piace. E i dadi sul ticker delle quotazioni di Borsa sono davvero la miglior metafora del mercato ;-) Un "promemoria" fisso per tutti, in primis per il sottoscritto, che ricorda che in fondo il mercato resta una roulette dove certezze non possono esistere. Ancora un grazie ad Albert per il prezioso aiuto nel confezionamento della grafica.

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17 novembre 2008

Ultimo volo a oriente

Dopo l'indiscrezione su Riccardo Ruggiero (vedere post precedente qui sotto), eccone un'altra sempre dal mondo (agitato) delle telecomunicazioni. E stavolta è necessariamente un "cripto-rumor". Non posso fare il nome, ma, almeno per gli addetti ai lavori, il rebus non è poi così difficile ;-) Eccolo: la scorsa settimana una donna manager della telefonia mobile è volata a oriente e c'è chi vocifera che sia stata chiamata per trattare la questione della sua uscita...

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14 novembre 2008

Suoneria Ruggiero


Rumor fresco di giornata (è una voce che mi è appena stata riferita): l'ex amministratore delegato di Telecom Italia Riccardo Ruggiero, che dopo l'addio al gruppo passato dalla gestione Tronchetti a quella Bernabè si è già impegnato su diversi fronti, ora starebbe per prendersi una poltronissima anche in una società leader nel settore dei servizi a valore aggiunto per la telefonia mobile. Proprio il settore dei cosiddetti "mobile vas" dopo gli anni del pionierismo ora tende alla "industrializzazione" e di conseguenza attrae personaggi di primo piano del mondo delle telecomunicazioni. Come appunto Ruggiero.

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13 novembre 2008

Banchieri e miliardi

In questi ultimi giorni, come tutti hanno potuto vedere, il titolo di Intesa SanPaolo è sprofondato in Borsa. Gli ultimi conti trimestrali non sono piaciuti per niente al mercato. E, soprattutto, non è piaciuta l'ultima sorpresa fatta dal gruppo: niente dividendo per gli azionisti (sicuramente niente contanti, forse al massimo qualcosa in azioni, ma non si sa). Oggi il numero uno di Intesa SanPaolo, Corrado Passera (uno che come Alessandro Profumo di Unicredit era stato abituato negli ultimi anni ad essere osannato dai giornali nostrani prostrati ai piedi dei banchieri rampanti), in una intervista al Sole spiega che per evitare che l'Italia cada in recessione serve un piano di rilancio da 50 miliardi all'anno per alcuni anni, da investire soprattutto in infrastrutture e innovazione tecnologica. Insomma, il banchiere Passera si preoccupa del futuro della nazione. Ma non farebbe meglio a preoccuparsi solo del presente della sua banca? Già, a meno che il piano salva-Italia del patriottico Passera non sia da considerarsi comprensivo del già vociferato aiutone per le banche. Guarda caso nelle ultime settimane i rumors in questo senso hanno parlato di 30 miliardi e, dunque, tutto quadrerebbe benissimo. 20 miliardi per le infrastrutture e l'innovazione tecnologica, che stanno a cuore a Passera ;-) E quel che resta alle banche. Ecco al fine presentata la propostina sul tavolo di Berlusconi? Ieri Tremonti ha tuonato contro i banchieri. Ma qui contano i fatti, non le parole. Vedremo dunque quale sarà nei fatti la posizione del governo. Se aiutone ci sarà (ormai mi sembra quasi scontato), vedremo se almeno ai banchieri verrano chieste contropartite, come appunto auspicato da Tremonti, oppure se si tratterà semplicemente di una sorta di fondo perduto sulla fiducia. Nel qual caso, lo dico chiaramente, non ci si potrebbe che indignare.

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11 novembre 2008

E fallimento sia!

Spiace cadere nel facile qualunquismo, però davvero a questo punto viene da augurarsi un veloce e definitivo fallimento per chiudere così una vicenda che dal penoso ha ormai virato decisamente verso lo squallido. Da spirito liberale, quindi contrario alla logica dell'interventismo di Stato, scrissi a suo tempo che, per senso di responsabilità e di realtà, a volte bisogna saper derogare a certi principi davanti a situazioni di eccezionale gravità dove in ballo ci sono interessi complessi. Insomma, pragmatismo e non dogmatismo. E lo penso ancora, pure di più dopo l'ultima crisi sui mercati finanziari. Ma nel caso di Alitalia il punto è che abbiamo già derogato, abbiamo mandato giù il rospo, e il risultato è comunque quello che vediamo ovvero il caos e una situazione da repubblica delle banane. E, sia chiaro, tutti, chi più chi meno, hanno contribuito a dare il peggio. I dipendenti del "fronte del no" non perdono occasione per dimostrare la loro irresponsabilità e per farsi odiare dall'intero Paese. Dopo lo slogan "Meglio fallire" che scatenò a settembre violente polemiche, ieri a Fiumicino si sentiva quello "Saremo il Vietnam della Cai". Semplicemente demenziale. Sui sindacati direi che non si può che stendere il classico velo pietoso. Il governo per parte sua si sta incaponendo su una soluzione che a questo punto è evidente che fa fatica a reggere. Servirebbe un cambio di rotta. La Cai (che è quello che è... e ce la siamo fatta andare bene giusto e solo per quello che ho già scritto sopra) ha dato la sensazione di aver provato a fare qualche ulteriore giochetto al ribasso passando dagli accordi di settembre al closing definitivo che doveva avvenire ora. Sull'opposizione veltroniana non direi niente: non si spara sulla Croce Rossa ;-) Mentre quella dipietrista è sempre più sfacciata nel suo vergognoso calcolo politico: quando c'è da cavalcare una qualsiasi protesta, giusto per cercare di far crescere il proprio consenso elettorale (si avvicinano le elezioni europee), l'Italia dei Valori non manca mai e, infatti, pure in questi giorni Di Pietro ha spedito a Fiumicino uno dei suoi (il senatore Pedica) ad arringare i "kamikaze" dell'improvvisato "Comitato di lotta", quello talmente estremo da essere scaricato persino dai sindacati autonomi dei piloti. Insomma, davvero non si salva nessuno. Si è montato un circo per uno spettacolo ormai appunto solo squallido. E, con la svolta verso gli scioperi selvaggi, il solo risultato nell'immediato è quello del caos negli aeroporti e del disagio per tutti i passeggeri. Davanti a questo non si può che dire basta. Come si dice, la misura colma. Fallimento sia e amen.

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10 novembre 2008

In libreria

Fabio Boscherini mi ha segnalato via mail il libro sul risparmio di cui è coautore (insieme a Francesco Tutino), che segnalo qui volentieri. Si intitola "Il Rentista & il Tanguero. Riflessioni e suggerimenti sul risparmio degli italiani" ed è stato presentato il mese scorso. Scrive Fabio: "Il libro non è di carattere tecnico o specialistico, ma è un saggio di facile lettura e parte domandandosi se il denaro di ognuno di noi viene gestito nel nostro interesse o viene considerato molto più semplicemente come il mezzo per incrementare i ricavi del sistema bancario a cui viene affidato. (...) Abbiamo usato molte metafore. Il Rentista è il risparmiatore italiano che per lunghi anni ha percepito rendite pensando di investire il suo denaro quando al massimo lo stava risparmiando. In lingua ispanica il rentista è proprio colui che percepisce una rendita, denotando in tal modo un atteggiamento passivo. Il Tanguero invece è il consulente finanziario, ovvero colui che consiglia il Rentista, che lo fa danzare nell'affascinante quanto insidioso ballo globalizzato dei mercati finanziari. Su entrambi incombe l'ombra delle banche, terzo attore del sistema del risparmio in Italia nonché detentore della totalità del denaro degli italiani (...)".

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06 novembre 2008

I mercati bocciano Obama (ma è tabù dirlo...)


Dopo una settimana all'insegna del recupero, Wall Street ha reagito alla vittoria di Obama con una brutta seduta chiusa a -5%. Dunque, se molti festeggiano con toni quasi messianici l'avvento dell'"uomo nuovo", non così fanno le Borse. Che anzi sono tornate a muoversi al ribasso proprio in coincidenza del risultato elettorale americano. Per quanto riguarda i listini europei, già male era andata ieri e oggi si replica. La retorica di Obama avrà entusiasmato donne, ragazzi e minoranze etniche (questo dicono le analisi del voto), ma di certo non sembra aver scaldato i mercati. E ha ragione Perrino che su Affari Italiani scrive: "In altri tempi, di minor emotività e retorica, i giornali avrebbero titolato: i mercati bocciano Obama". Invece no, si preferisce parlare d'altro. In realtà, se si considera che Obama ha cavalcato proprio la crisi finanziaria per vincere, promettendo di risollevare i mercati americani, questo amarissimo goodmorning che gli ha riservato Wall Street fa ancor più effetto. Per carità, si tratta solo del dato del primo giorno e quindi ha un valore puramente simbolico (mica Obama è Superman che può risolvere tutto in un lampo). Se questo è evidente a tutti, a maggior ragione però non si capisce perchè molti giornali non titolino "I mercati bocciano Obama". Dopo la sbornia di retorica "nuovista" ora ci tocca anche una bella razione di conformismo. E, vabbè, digeriremo pure questo ;-) Meno male almeno che, se i media si fanno dei tabù, i blog invece certi problemi come al solito non li hanno...

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05 novembre 2008

The day after

Lo confesso: nonostante i sondaggi schiaccianti, fino all'ultimo ho sperato che Maverick McCain riuscisse nel suo disperato tentativo di rimonta. Questo non per particolare stima nei confronti di McCain (la verità è che in questa corsa alla Casa Bianca con l'uscita di scena forzata all'inizio di Rudy Giuliani i repubblicani si sono trovati spiazzati dovendo così convergere su un candidato "di seconda scelta"), ma perchè Barack Obama non riesco proprio a farmelo piacere. Di uno così istintivamente non mi fido. Obama è un fenomeno a due facce. Da una parte c'è l'immagine di grande presa mediatica e popolare dell'outsider, dell'uomo che si è fatto da solo, del "Kennedy nero" e via dicendo. Un'immagine secondo me più furbescamente studiata a tavolino che "naturale". Dall'altra ci sono quei 650 milioni di dollari su cui ha potuto contare per le spese della campagna elettorale. Un budget faraonico, assolutamente da record, nemmeno Bush aveva tanto. E il punto sta proprio qui: l'uomo non si è fatto poi così da solo, almeno in questo ultimo anno. Quei 650 milioni di dollari sono una cambiale che dovrà ripagare alle potenti lobbies che ad un certo punto hanno deciso di puntare su di lui (in parte mollando ad esempio la premiata ditta Clinton), consentendogli di "comprarsi" quell'appoggio dei media che ancora una volta si è rivelato decisivo per il risultato finale. McCain, per quello che ho già scritto, è stato lo "spiantato" di questa campagna elettorale. Pochi soldi rispetto all'"industria Obama". Solo il coraggio un po' spavaldo del "cane sciolto". Effetto Maverick, appunto. E questo all'ultimo, nella fase ormai più improbabile, me lo aveva reso pure molto simpatico. Obama ha fatto del "change" la sua bandiera. Uno slogan potente nella sua semplicità, efficace come lo sanno essere quelli di certi detersivi sul pubblico delle massaie. Ma la cambialona firmata in bianco alle lobbies è un macigno. Obama porta alla Casa Bianca anche i suoi potenti finanziatori. Loro hanno vinto puntando sul cavallo giusto, loro passeranno all'incasso, dettando le condizioni al neo-inquilino della White House. In questo senso davvero "no change" rispetto al passato, rispetto a certe pratiche di "affarismo politico". Obama come molti altri, più di molti altri. Del change almeno in questo il buon Barack ha preferito dimenticarsi. Detto tutto questo, vediamo pure stavolta dove sta uno dei grandi punti di forza del sistema americano: prima si possono anche dividere, ma, dopo che dal confronto democratico è uscita la scelta della maggioranza, la nazione ritrova sempre immediatamente la sua unità. A loro la guerra di secessione ha insegnato davvero qualcosa (che qui da noi invece dobbiamo ancora capire).
God bless America!

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04 novembre 2008

Borsa e vino


Oggi qui a Milano tempo davvero orribile. A guardar fuori dalla finestra, tra palazzoni, smog, cielo scuro e acquazzone, viene la tristezza. Per cui a maggior ragione invidio chi come Luca può invece godersi un panorama come quello nella foto qui sopra (una della serie che mi ha inviato oggi; grazie ancora!). Guardare un panorama così, magari con un bicchiere di buon pigato in mano, non può che far bene. Devo dire che, come lui peraltro già sa, il mio sogno ce lo avrei pure: riuscire a mettere da parte abbastanza soldi per ritirarmi un giorno in campagna. A imbottigliare ovviamente ;-) Vabbè, speriamo che sui mercati azionari si possa davvero tornare a operare con una certa continuità perchè altrimenti non ho altro modo per provare ad arrotondare! Questa mattina stavo in banca a parlare di Btp decennali (il "posteggio" scelto da me per parte dei miei risparmi nella fase di tempesta finanziaria), ma di certo non è con i titoli di Stato che posso sperare di riuscire un giorno a farmi casale e vigneto...

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03 novembre 2008

L'angolo del ricordo


C'erano una volta le grida (prima che il mercato diventasse telematico). E pure gli agenti di cambio. Il video qui sopra (mi ci sono imbattutto su YouTube), con Ettore Fumagalli (figura storica a Milano proprio tra gli agenti di cambio) sul vecchio parterre di Borsa (oggi utilizzato per presentazioni e iniziative varie di comunicazione), credo possa essere interessante per chi non ha mai avuto occasione di entrare nella sede della Borsa Italiana a Piazza Affari.

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