27 aprile 2009

Chi c'azzecca e chi no

A proposito del rimbalzo primaverile sui mercati azionari (che è arrivato in un momento in cui tutti gli "esperti" profetizzavano ancora solo disastri continui da nuovo '29), bisogna riconoscere che stavolta Buddy Fox ci ha preso in pieno. Sul suo blog l'Angolo del Volpino a inizio marzo (le date sono importanti) per quel che mi è capitato di leggere in rete è stato di fatto l'unico blogger finanziario a sbilanciarsi apertamente e con forza proprio nel senso della previsione di un prossimo rally di correzione rialzista. Sottolineo: si è sbilanciato apertamente. Dunque, non considero e non paragono alla sua posizione i soliti discorsi di molti che "stanno nel vago" (tipo: il mercato può salire a certe condizioni, ma può pure scendere ad altre condizioni...) per poi magari ex post rivendicare di averci preso (ma appunto con certi discorsi è facile prenderci...), più difficile sbilanciarsi in un'unica direzione, parlando chiaro e correndo onestamente il rischio di essere eventualmente smentiti. Passando su un altro fronte, ma sempre parlando di previsioni e di chi ci azzecca e chi no, se ve lo siete persi vi consiglio vivamente di leggervi l'articolo di Franco Bechis dal titolo "Ne azzeccassero mai una" uscito la settimana scorsa su Italia Oggi. Parla di certi super celebrati economisti italiani e delle loro previsioni...

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23 aprile 2009

Cavaliere bianco in rosso

Dunque, la americana Chrysler (tecnicamente a rischio bancarotta) guarda alla Fiat per salvarsi. Marchionne è il "cavaliere bianco" e l'amministrazione Obama si prodiga in complimenti al Lingotto per gli ottimi risultati conseguiti. Tutto bello, come in una favola (e così infatti la raccontano i soliti media compiacenti). Per carità, la Fiat in questi anni ha saputo venire fuori da una situazione che aveva assunto contorni più che drammatici, ma ora non si sta esagerando nell'interpretare i numeri che a Torino sono sfornati? I numeri sono numeri. Prendiamo quelli usciti proprio oggi con l'ultima trimestrale Fiat consegnata ai mercati. Per il comparto auto del gruppo ci sono perdite nel primo trimestre di quest'anno pari a 30 milioni di euro e ricavi in caduta, a -18%. Se si guarda poi al dato relativo all'intero gruppo, non solo al settore delle quattro ruote, le perdite nette da gennaio a marzo salgono a quota 411 milioni di euro e il calo percentuale dei ricavi si amplia fino a toccare il -25,3%. Ripeto, giusto riconoscere i meriti di Fiat (che ci sono stati), ma, come si dice, la matematica non è una opinione e i valori di sintesi degli ultimi conti di periodo non sembrano molto compatibili con quella immagine da azienda dei prodigi che molti ci propugnano. Chrysler è messa molto male, Fiat non è messa così male, sta meglio, ma rappresenta comunque un gruppo con un rosso di 411 milioni di euro in un trimestre. Questo dicono i numeri. Tutti gli altri discorsi? Discorsi, appunto. Parole, spesso molto in libertà...

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20 aprile 2009

Parsimonia a mani bucate

A proposito dei soldi alle banche, al vertice delle Americhe a Trinidad e Tobago tra le altre cose anche questo ha detto Barack Obama: "Non intendo gettare i soldi dei contribuenti in un buco nero, dove è impossibile vedere i risultati". Parola di uno che alle banche ha già dato la bellezza di 500 miliardi di dollari (con apertura addirittura fino a 1000 miliardi). Meno male che dice che non vuole gettare i soldi dei contribuenti, che vuole essere parsimonioso insomma, altrimenti che faceva? Regalava ai banchieri pure la Casa Bianca, la Statua della Libertà, Cape Canaveral con gli Space Shuttle dentro e il Grand Canyon?

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08 aprile 2009

Il terremoto "fa audience"

In questi giorni tristissimi, con immagini dall'Abruzzo strazianti, è difficile avere voglia di scrivere d'altro. Io non ci riesco proprio e per questo ho scelto il silenzio. La scelta opposta è comunque a mio avviso ugualmente rispettabile. Sia che si parli di blog che più in generale di media. Quello che però appare perlomeno inopportuno è il trionfalismo da ascolti record proprio in relazione alla tragedia del terremoto. Mi riferisco al caso del Tg1 già stigmatizzato pure da Aldo Grasso, che giustamente ha detto che il telegiornale ora farebbe meglio a scusarsi (cliccare qui per vedere su Corriere.it in sequenza prima il passaggio "incriminato" del Tg1 e poi il commento di Grasso che parla di "cattivo gusto"). Va bene che "the show must go on", va bene che bisogna "coprire gli eventi", ma annunciare trionfalmente i propri record di share per le edizioni che hanno seguito in diretta una catastrofe come quella del terremoto a L'Aquila diventa davvero tutt'altra cosa. E' ancora "informazione di servizio"? E' ancora "servizio pubblico"? O forse è l'ennesima dimostrazione che ormai pure per i tg, pure per quelli del servizio pubblico, prima di tutto viene la corsa all'audience? Era già successo solo poco tempo fa con la vicenda della morte di Eluana Englaro. Speciali su tutte le reti con un approccio che più che dell'attenzione è sembrato francamente dell'ossessione fino ai confini della morbosità e del voyerismo. Tutti a partecipare ad una sorta di grande circo mediatico montato su una vita agli sgoccioli. Con gli esclusi, costretti a non poter pure loro accendere i riflettori sulla "morte in diretta" (vedi caso Mentana), che mordevano il freno e protestavano. E' stata "informazione" quella o è stato un macabro reality show?

03 aprile 2009

Google si pappa Twitter?

Google pronto ora ad espandersi nel microblogging? Il gruppo avrebbe aperto una trattativa per la possibile acquisizione di Twitter: questo il rumor pubblicato dal sito TechCrunch. Verità o bufala? Lo scopriremo presto. Intanto l'ipotesi farà sicuramente ripartire tutto il bla-bla su Google pigliatutto.

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01 aprile 2009

Chi molla Facebook...


Diversi manager hanno già lasciato Facebook e ora si dice che ad andarsene sarebbe il direttore finanziario Gideon Yu (questo almeno il rumor sul Wall Street Journal online). Il punto resta sempre lo stesso: grande successo di pubblico, ma forse business model non ancora pienamente focalizzato. Dicono che i conti vanno bene (si parla di ricavi in forte aumento quest'anno), ma comunque non è ancora chiaro se la società sarà quotata (per ora resta fuori da Wall Street). Insomma, va bene il (facile) entusiasmo per un servizio che oggettivamente ha saputo far presa in modo veloce e impressionante sul pubblico internet di tutto il mondo (mettendo in questo senso in difficoltà realtà come ad esempio MySpace), ma sul fronte degli economics la sfida è ancora aperta. Facebook deve ancora dimostrare di non essere una "meteora" (pensate al caso Second Life che certamente è stato molto diverso da Facebook ma che deve sempre e comunque far riflettere). Facebook deve dimostrare di avere le carte in regola per rendere stabile e economicamente difendibile questa sua nuova posizione di leadership. Questa è la sfida. Nel frattempo sarebbe interessante sapere perchè ci sono manager che proprio ora mollano l'azienda. Teoricamente potrebbe essere vicino uno sbarco in grande stile in Borsa, dunque, sempre teoricamente, per dirigenti orientati alle stock options questo dovrebbe essere il momento per rimanere e non al contrario per andarsene. Se poi il manager in uscita è il direttore finanziario, ovvero l'uomo che ha in mano i numeri della società, beh allora conoscere le sue motivazioni diventa ancora più cosa importante.

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