
Il gruppo Bilderberg (ne ho già parlato in passato) è una sorta di periodico summit internazionale di "potenti" della finanza e della politica. Riunione annuale, rigorosamente riservata (nel 2004 fu in Italia, a Stresa). Il Bilderberg è nato negli anni cinquanta, si dice per rafforzare i legami tra Usa e Europa in chiave anti-sovietica (prende nome dall'hotel olandese che ospitò la prima riunione). Uno dei più convinti animatori dell'iniziativa è stato in passato David Rockefeller. Proprio la estrema riservatezza dell'evento ha contribuito alla proliferazione di teorie "complottiste" (basta una semplice ricerca su Google per rendersene conto). Per alcuni il Bilderberg è così una cerchia che "nell'ombra" cerca di governare il mondo. Insomma, teoria del "grande complotto" e del "controllo globale", teoria peraltro variamente sviluppata: si va da chi, in modo più soft, parla di puro potere economico-politico, a chi, in modo decisamente più spinto e fantasioso, arriva a parlare addirittura di controllo delle menti con microchip e di una vera e propria setta, quella degli "Illuminati", che starebbe dietro a tutto. Insomma, ce ne è davvero per tutti i gusti. Personalmente, non credo (ovviamente) all'idea della "grande setta che controlla il mondo". E' la solita banalizzazione romanzata per menti suggestionabili. Roba da mettere sullo stesso piano del mostro di Lochness o dei marziani nascosti nell'area 51. Storie che - e questo è il punto - finiscono per avere un effetto contrario a quello desiderato: si dice "tutte balle" e si archivia tutto senza magari andare a vedere cosa invece di possibile e più realistico ci può essere. A mio avviso il Bilderberg è proprio una delle strutture "atlantiste" (ce ne sono state altre come ad esempio la commissione Trilaterale o il Club di Roma) che hanno costituito quel "network" creato per saldare i rapporti tra poteri forti da una parte e dall'altra dell'oceano in una fase in cui a Est c'era appunto la minaccia sovietica. Non una "setta" dunque, ma piuttosto un calendario fisso di occasioni per lo scambio di informazioni e per la definizione di grandi accordi finanziari. Humus per superlobby, insomma. Eclissatosi il pericolo sovietico, i club atlantisti sono comunque rimasti. Forse indeboliti, più roba formale che sostanziale. Forse come uno dei canali usati ancora dalla grande finanza americana (che sovente sarebbe probabilmente meglio definire ebraico-americana...) per muovere in direzione del Vecchio Continente. Ecco, probabilmente c'è un mix delle due cose. Per quanto riguarda l'influenza della finanza ebraico-americana in Europa ho già scritto in passato sostenendo che il peso c'è e pure forte, anche se tende a non essere troppo evidente. Spiegato tutto questo, volevo solo aggiungere una considerazione su un fatto diciamo così "di costume" che mi ha colpito. Il mese scorso in Virginia c'è stato il Bilderberg 2008. C'erano ministri, governatori di banche centrali (compreso Bernanke), politici, banchieri. Tutti personaggi di primissimo piano a livello mondiale. Vero che i lavori erano come al solito riservati, ma è perlomeno singolare che, mentre al vertice del G8 i media dedicano fiumi di parole, nemmeno una riga o quasi sia uscita sul Bilderberg. Curioso. Comunque, per quanto riguarda la presenza italiana, pare che in Virginia ci fossero Mario Draghi (il governatore ex Goldman Sachs da sempre molto vicino al giro della grande finanza americana e che dopo il "protezionismo fazista" ha de facto dato il via libera a grossi gruppi internazionali interessati a banche italiane...), Franco Bernabè, Yaki Elkann (storico il rapporto di casa Agnelli con i "club atlantisti"...), Mario Monti (altro personaggio con grande consuetudine con una certa finanza...) e l'ex ministro Padoa-Schioppa. Tremonti non c'era. Forse perché, come si dice, oggi Tremonti rappresenterebbe in Italia e a Bruxelles uno di quelli che cercano in qualche modo di smarcarsi dai meccanismi di influenza proprio di quel sistema di superlobbying "mondialista-atlantista"...
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