E siamo a quota tre...
Quando ha conquistato la Casa Bianca Wall Street è crollata. Quando è stato presentato il piano economico del nuovo governo Wall Street è crollata. Ed eravamo a quota due. Ieri è arrivato il "tris": l'amministrazione americana ha fatto capire di pensare ad una possibile parziale nazionalizzazione di Citigroup e, puntuale come un orologio svizzero, Wall Street è crollata. Non c'è niente da fare, ogni mossa di Obama viene stroncata dal mercato. Al momento è così e questo è un fatto, pesante come un macigno. E il punto, come ho già avuto modo di scrivere, è che il tema del "feeling" con Wall Street è assolutamente centrale per Obama. Il buon Barack ha vinto le elezioni promettendo proprio di far ripartire l'economia e la Borsa, dunque a questo punto è obbligato a conquistare quella fiducia che il mercato almeno per il momento non pare aver nessuna voglia di concedergli. Vedremo. Nello specifico del caso che ha scatenato i ribassi di ieri, devo dire che personalmente trovo l'ipotesi della nazionalizzazione delle banche semplicemente mostruosa. Roba da far venire l'orticaria. Siamo all'apoteosi di quel pensiero neo-statalista che se trovasse piena realizzazione nei fatti penso che nel lungo termine avrebbe effetti ben più devastanti della crisi economica di cui si propone come rimedio. Insomma, la storia della malattia che debilita il malato e della cura che negli effetti collaterali lo ammazza. Anche in Europa in questi giorni si parla di nazionalizzazione delle banche. Ecco, vedendo che sberla Wall Street ha rifilato a Obama proprio su questa proposta, nel Vecchio Continente sarebbe il caso di meditare ulteriormente prima di andare al traino di una politica economica che nasce già vecchia e sconfitta.Etichette: Obama, Wall Street













