Nazionalisti, quando serve
Ci risiamo. Dopo i gadget made in China o in Romania (vi ricordate il bel servizio di Striscia?) e l'arredamento per i punti vendita commissionato alla svedese Ikea (con buona pace dei tanti mobilieri di Cantù), ora la Fiat ha siglato un accordo con la cinese Chery Automobiles. Sì, sempre la Fiat, quella che negli ultimi anni ha giocato tutta la sua immagine sulla difesa del Made in Italy. Il Lingotto dice agli automobilisti di comprare italiano (Montezemolo si arrabbia con i politici se vanno in giro su berline tedesche), ma poi, evidentemente, lo stesso nazionalismo non vale sempre quando è la casa torinese a dover scegliere da chi approvvigionarsi. Venendo al nuovo caso specifico, quello appunto dell'intesa con la Chery, nei comunicati oggi si dice che i cinesi forniranno al gruppo italiano "propulsori da 1.6 e 1.8 litri da montare su vetture Fiat prodotte in Cina e al di fuori del mercato cinese". Ok per la produzione in Cina, ma cosa vuol dire esattamente quel "al di fuori del mercato cinese"? Messa così possono pure venire ulteriori sospettucci...
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