Financial Rhapsody
| By Steve Trader | Blog friends: leggi anche il Volpino |
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Sedie che scottano. Come si sta arroventando quella del rampante (e lautamente pagato) capo dell'area multimediale di un noto gruppo editoriale... Etichette: cripto-rumor
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Dunque, la Spagna di Zapatero ci fa il predicozzo, ci accusa di razzismo. Per il giro di vite che (dico io: finalmente!) si sta iniziando a dare in tema di clandestini. E' la stessa Spagna di Zapatero che solo due anni fa, quando molti nordafricani per giorni cercarono di passare la frontiera di Ceuta, enclave spagnola sulla costa del Marocco, in segno di apertura e disponibilità mandò l'esercito armi in pugno e ci scapparono diversi morti e feriti. Ricordiamo che lì per segnare il confine gli aperti e non razzisti spagnoli hanno eretto un bella barriera di filo spinato (che ricorda quella che divideva Berlino prima del muro) e chi prova a passarlo può ricevere come biglietto da visita un simpatico pestaggio da parte degli agenti (come dimostra ad esempio questo video su YouTube). Pestaggio progressista e democratico, sia chiaro, non fascista. Ricordiamo che l'esercito fu mandato su espresso ordine di Zapatero, che forse non se lo ricorda più ;-) Ecco, da uno così dovrebbe arrivare la predica? Roba da comiche. Le zapacomiche dello zapateatrino. Ho sempre pensato che Zapatero sia il peggior capo di Stato europeo. Ho sempre pensato che la "sua" Spagna sia esattamente il modello da non seguire per le altre nazioni europee. Ho sempre pensato che la sua immagine di "super progressista" sia frutto di un preciso e cinico calcolo politico, non di una sua autentica spinta ideale. Ebbene, di tutto questo sono sempre più convinto. Il punto della questione clandestini è lampante. Se i nordafricani provano a passare la frontiera spagnola, Madrid manda l'esercito. Se succede la stessa cosa in Italia e Roma cerca di limitare il fenomeno, senza peraltro arrivare ai morti come è successo a Ceuta, allora da Madrid arrivano le accuse di razzismo. La evidente verità - che Zapatero non dice - è che fa comodo che i clandestini che partono dalla costa nordafricana scelgano l'Italia e, di conseguenza, non la Spagna.
Di indici economici particolarmente "originali" già ce ne sono. Basta pensare al "BigMac Index", che per raffrontare il potere reale d'acquisto delle diverse valute usa proprio un prodotto venduto in tutto il pianeta come il più famoso panino di McDonald's. Ora, la storia è su Wall Street Italia, c'è chi prova a mettere in correlazione diretta la congiuntura economica con i seni rifatti. Insomma, il numero di operazioni di chirurgia estetica come misura dello stato dell'economia. Negli States in questo senso proprio in questo periodo ci sarebbe una conferma di questa equazione. In Florida, terra di seni "gonfiati" per eccellenza, si parla di un vero e proprio tracollo del business. Per colpa della crisi dei mutui subprime meno "quarte" in circolazione sulle spiagge di Miami... Etichette: America
Dunque, sembra "tornare di moda" il delisting (per i non addetti ai lavori: si parla di delisting quando una società già quotata in Borsa decide di ritirarsi proprio dal listino azionario). Ora tocca a Marazzi. Con un'Opa totalitaria sulle azioni in circolazione sul mercato la famiglia che controlla il famoso marchio emiliano delle piastrelle punta a dare l'addio a Piazza Affari. E, ecco il rumor, o meglio il "cripto-rumor", pure un editore su questa teorica possibilità ci starebbe facendo proprio in questo periodo un pensierino... Etichette: delisting
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La vicenda è sul Wall Street Journal. Tempo addietro un imprenditore, Ian Eichner, pianifica la costruzione di un nuovo casinò a Las Vegas, chiamato Cosmopolitan Resort Casino. Progressivamente però il progetto prende una brutta piega dal punto di vista finanziario. L'anno scorso entra in aperta crisi, portando Eichner a dover dichiarare fallimento. Nell'iniziativa la Deutsche Bank nel tempo ci avrebbe messo, come finanziamenti, la bellezza di quasi un miliardo di dollari. Crediti che con il crack di Eichner rischiano evidentemente di finire in fumo. A questo punto, così sostiene appunto il Wall Street Journal, la banca si starebbe muovendo per rilevare il progetto. In modo da cercare di recuperare il recuperabile. La morale: a giocare al tavolo verde si rischia di bruciarsi, ora lo hanno capito pure i seriosi banchieri teutonici in trasferta nella tentacolare Las Vegas ;-) Etichette: casinò, Deutsche Bank, Las Vegas
A proposito di quello che ho scritto ieri (vedi post precedente), il mio amico (preparatissimo!) Andrea F. questo mi ha scritto: "Caro Steve, credo che la tua visione possa rappresentare un sentiment comune e sia il fondo di verità che guida le scelte di base, ma le cose non stanno proprio così. Dal punto di vista tecnico bisogna tener presente che ci sono due motivazioni strutturali che spiegano la discesa degli investimenti in risparmio gestito e che poco possono essere riassunti sotto la generica voce fiducia. Primo fenomeno: i fondi obbligazionari area euro sono in perdita secca nell'ultimo anno anche nelle aree più conservative, arrivando a perdere più di un punto, contro un rendimento dei titoli di Stato in crescita. Secondo fenomeno: i fondi hanno sempre trovato il loro parco buoi tramite le reti indirette, reti che oggi vedono i promotori stretti tra studi di settore e Mifid che obbliga a dichiarare i cosiddetti inducements e che quindi si trovano a dover fare i conti sia con commissioni sempre più risicate sia con le giustificazioni da dare a clienti che devono pagare un 3% di commissioni per perdere poi l' 1%, anzichè come detto acquistare un titolo di Stato. Tutto questo penalizza fortemente il settore. Voglio graziare nella mia analisi i fondi obbligazionari in dollari che arrivano oltre a -10% come categoria nel complesso e che quindi si commentano da soli. Si tenga inoltre presente che chi esce scottato da perdite disastrose rimane per anni sul reddito fisso o passa all'immobiliare (come successo nel 2001). Comunque hai ragione, il peggio deve ancora venire in quanto le motivazioni sono strutturali e non contingenti. Ciao".Etichette: fondi comuni, risparmio gestito
Continua inesorabile il declino del comparto dei fondi comuni. Nonostante - provate a immaginare voi il perchè ;-) - i giornali specializzati in economia e finanza non battano troppo in questo senso. Gli ultimi dati di Assogestioni (usciti oggi) dicono che in aprile ci sono stati nuovi deflussi per 8,4 miliardi di euro (di tanto in pratica il valore dei disinvestimenti ha superato quello della raccolta). In rosso tutte le categorie di fondi, non si salva nessuno. Insomma, c'è la fuga dai fondi. Il risparmio gestito in Italia non sfonda, anzi arranca sempre più. Segno a mio avviso di una più generale e profonda crisi di fiducia da parte degli italiani nei confronti delle banche e della finanza. E' evidente. E il settore bancario e finanziario, se vuole capire di chi è la colpa, non deve andare troppo lontano, basta che guardi nello specchio. E, già, negli ultimi anni, tra bond-bidoni e prodotti finanziari a dir poco discutibili, molti si sono sentiti gabbati. Normale quindi che ora non ci si fidi più. La crisi di fiducia è profonda e molti secondo me la stanno sottovalutando. Non basta un po' di pubblicità per riconquistare i piccoli risparmiatori. Servirebbe un radicale ripensamento di tutto un settore. Se non ci sarà, continueranno ad arrivare dati come questi. Per comparti come ad esempio proprio quello dei fondi io la vedo nerissima. Stanno andando giù, ma il fondo è ancora lontano. Il peggio deve ancora venire. Etichette: fondi comuni, risparmio gestito

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Sono totalmente d'accordo con l'amico Imprenditore, l'Italia è un Paese davvero assurdo: un ministero pubblica sul suo sito ufficiale dei dati (le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti) e prontamente si minaccia l'arresto nei confronti di chi li usa! Se è evidente che si tratta di una mostruosa e inaccettabile violazione della privacy dei cittadini (io sono tra quelli che la pensano proprio in questo modo), se proprio c'è da minacciare arresti, allora bisognerebbe farlo prima e innanzitutto nei confronti di chi i dati li ha messi online (il viceministro Visco e pure Padoa-Schioppa come responsabile del ministero) non di chi se li è scaricati. E, invece no, subito si minaccia la linea dura nei confronti di chi usa i dati e su Visco ci si muove con una certa prudenza. E, già, lui è pur sempre uomo di Casta. Solo le associazioni di consumatori sono subito (giustamente!) partite all'attacco dell'istituzione che ha sbagliato, non dei cittadini. Questo in particolare il Codacons. Segnalo anche io quindi molto volentieri la loro iniziativa. Cliccando qui potete trovare proprio in una nuova apposita sezione del sito internet del Codacons il modulo per la diffida alla Agenzia delle Entrate e la richiesta di indennizzo di 1.000 euro per la grave violazione della privacy subita. Personalmente mi auguro che questo tipo di azione abbia successo e che Visco paghi salato (e finalmente sparisca dalla scena politica nazionale). Ricordo che Visco pare ossessionato solo da alcuni reati contro il patrimonio dello Stato. Certi sì, certi no. Ad esempio l'evasione fiscale sì, l'abuso edilizio no. Forse perchè lui risulta già condannato in via definitiva nel 2001 proprio per abuso edilizio (come correttamente riporta pure la sua scheda su Wikipedia). Già, perchè il viceministro (fortunatamente agli sgoccioli) Vincenzo Visco non mette online la lista dei condannati in via definitiva per abuso edilizio? Anche questo andrebbe nel senso della "trasparenza" da lui predicata. Etichette: 730, 740, Agenzia delle Entrate, dichiarazioni, fisco, redditi, Visco