Globalizzazione...
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. By Steve Trader | Blog friends: leggi anche il Volpino
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Da inizio 2007 Uni Land ha perso in Borsa circa il 50%. Una evidente mazzata. Oggi per cercare di riconquistare la fiducia dei piccoli investitori l'a.d. della società Alberto Mezzini (che è anche azionista di riferimento) ha deciso di andare a confrontarsi personalmente con il popolo dei traders. Come ha fatto, concretamente? Si è presentato nel forum online del sito Finanzaonline.com, ovvero da sempre il forum di riferimento per i trader privati italiani, per rispondere alle domande e alle critiche degli utenti (cliccare qui per leggere domande e risposte direttamente nel forum). Non voglio entrare nel merito della situazione di Uniland (di questa società non ho mai parlato in questo blog perchè non ho mai ritenuto interessante seguirla sul listino, e questo dovrebbe bastare a far capire la mia posizione...), però credo che, a livello umano, sia comunque da apprezzare il coraggio di un manager di andarsi a confrontare in un forum online con un contesto così difficile. Credo che addirittura sia la prima volta che l'a.d. di una quotata fa una cosa del genere (almeno io non mi ricordo di altri casi simili). Etichette: Finanzaonline, forum, Mezzini, Uniland
Parliamo del protocollo sul Welfare. Solito teatrino di Rifondazione Comunista. Nelle ultime settimane si sono ribellati - a parole... - contro una proposta che hanno giudicato lesiva degli interessi dei lavoratori. Ora - nei fatti... - si preparano a votare a favore (sul protocollo è stato messo il voto di fiducia). E vedrete che arriverà a contorno il solito ritornello della "decisione sofferta", per cercare di salvare la faccia nei confronti di quelli che ancora li votano e che ancora ingenuamente pensano che la salvaguardia degli interessi dei lavoratori sia il primo obiettivo di Rifondazione Comunista versione governativa. Forse qui più che il comunismo c'è da rifondare la coerenza... Etichette: governo, Protocollo, Rifondazione Comunista, Welfare
Ne avevo già parlato in passato, torno sul tema. Secondo me tante cose che vediamo in giro per il mondo, tante tensioni economiche e politiche, si spiegano solo con lo schema di una sorta di braccio di ferro a tre Usa-Russia-Cina, o meglio, come appunto ho già avuto modo di dire, in un Usa-Russia e in un Usa-Cina. Il tema del contendere è strettamente legato agli equilibri valutari. Da una parte gli americani devono difendere il primato del dollaro e una Russia che potrebbe cominciare seriamente a prezzare petrolio in euro diventa un grosso rischio (gli americani sono storicamente quelli dei petroldollari, non dimentichiamocelo mai). Dall'altra parte gli Usa in questi ultimi anni stanno di fatto scaricando il loro deficit oltre i loro confini usando la leva del dollaro basso e in questo senso una valuta cinese che resta troppo deprezzata agli occhi dell'amministrazione statunitense è un problema grave. Eccola la "vera guerra": quella allo yuan basso. Gli americani premono e Pechino non cede, o piuttosto, furbescamente, lo fa col contagocce e facendo pesare ogni micro passettino. E l'Europa in tutto questo? Come al solito, come sempre su tutte le grandi questioni internazionali, è debole, quasi inesistente (come le forze dell'Onu quando si trovavano in mezzo agli scontri tra serbi, croati e bosniaci). Perchè in fondo non esiste l'Europa, ma solo una tecnocrazia centrale europea. Risultato: gli americani sono almeno riusciti ad ottenere negli ultimissimi anni un apprezzamento dello yuan nei confronti della loro moneta di oltre il 9%, mentre in senso opposto si è ancora continuato a muovere l'euro: da inizio 2007 ad oggi ad esempio lo yuan si è ulteriormente deprezzato nei confronti della valuta europea del 10%. Cinesi e americani si danno battaglia per avere ognuno la propria moneta più bassa, per scaricare appunto deficit o per favorire l'export, mentre la molle Europa si lascia passivamente affossare dal supereuro che impantana le nostre esportazioni, dalla propria selva di regole interne iperburocratiche e dalla concorrenza sleale cinese lasciata libera di agire senza seri controlli. Insomma, c'è chi ha la forza di fare le giuste guerre, come appunto gli Stati Uniti, c'è chi no, come appunto il Vecchio, anzi Vecchissimo, Continente. Etichette: America, Cina, dollaro, euro, Europa, petrolio, Russia, Usa, valute, yuan
Dal travagliato parto in casa Telecom Italia alla fine sono venuti fuori gli attesissimi nuovi vertici: Gabriele Galateri di Gianola presidente e Franco Bernabè amministratore delegato. Questi i due nomi per il rinnovamento del management dopo l'era Tronchetti Provera. E, caspita, che rinnovamento! Davvero nuovi questi nuovi vertici: Bernabè stava a capo di Telecom Italia già dieci anni fa, prima della scalata di Colaninno e della "razza padana", mentre Galateri di Gianola è uno che ha alle spalle un quarto di secolo alla corte degli Agnelli - nella sabauda Torino i manager li prendono solo se hanno il doppio cognome, come recentemente ha ridimostrato il buon Cobolli Gigli ;-) - e un lustro a Piazzetta Cuccia. In Italia il capitalismo si rinnova così... Etichette: Bernabè, Galateri, nomine, Telecom Italia

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Nella sua intervista di oggi sul Financial Times, John Elkann, vicepresidente della Fiat, spiega che il merito è il fattore cruciale che deve guidare la selezione delle persone nei posti di responsabilità. E che forse è proprio perchè il criterio meritocratico non viene sempre seguito che l'Italia ha una crescita più lenta di altri Paesi. Questo l'illuminato e illuminante Elkann-pensiero. E, infatti, lui, sebbene sia ancora molto giovane, alla vicepresidenza della Fiat ci è già arrivato per merito, perchè era il più preparato per quella carica, non per altre motivazioni. Ma come concretamente è successo? Ha mandato un curriculum vitae o alla Fiat il giovane John Elkann lo ha segnalato un cacciatore di teste?Etichette: Fiat, Financial Times, John Elkann
Il governicchio Prodi ahimè non è caduto nemmeno questa volta (anche se, come già detto, Dini di fatto ha aperto un quadro da pre-crisi), beviamoci sopra per dimenticare ;-) Su cosa ci buttiamo? Sul Whisky. L'unico superalcolico da cui è nato un indice finanziario! Ebbene sì, se l'indice Dow Jones vi ha stufato, potete optare per il World Whisky Index. Lo ha inventato un olandese, tale Kappen, e nel relativo paniere ci sono pregiate etichette di oltre Manica Etichette: alcolici, Finanza e Politica, World Whisky Index
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Dunque Zaleski sale in Mediobanca. Fino ad arrivare al 2,2% del capitale. Che vuol dire? Parliamoci chiaro: nella mossa di Zaleski, tradizionalmente considerato vicino a Giovanni Bazoli, ci si può vedere in qualche modo una sorta di fatto di "ribilanciamento" di potere tra Intesa Sanpaolo e Unicredit, o almeno forse un tentativo in questo senso, un messaggio "criptato". Dopo la fusione il potere di Unicredit-Capitalia a Piazzetta Cuccia è stato subito evidente. Già si parlava di due azionisti pesanti prima, figuriamoci dopo. Potere evidente, appunto: basta vedere il "carrierone-lampo" che Cesare Geronzi ha fatto in Mediobanca! Ecco, forse dietro questo "arrotondamento" di quota di Zaleski c'è un segnale indiretto di Bazoli: come dire, non ci siete solo voi. In fondo un segnale mica tanto criptato ;-) Etichette: Bazoli, Geronzi, Mediobanca, Profumo, Unicredit, Zaleski
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Personalmente questa mossa a sorpresa del Monte dei Paschi di Siena sulla Banca Antonveneta non mi convince per niente. E, a vedere la brutale reazione della Borsa questa mattina (titolo Mps affossato in apertura) e i tanti immediati tagli di rating da parte degli analisti (tipo Cheuvreux, Credit Suisse e Ing), mi sa che il fronte di quelli poco convinti è davvero ampio. Il fatto è che l'operazione Antonveneta costa parecchio (9 miliardi di euro non sono certo bruscolini e servirà probabilmente un corposo aumento di capitale a Siena) e poi in un certo senso il mercato è stato spiazzato: c'era su Mps la classica speculazione da effetto Risiko in quanto a questo punto la banca era vista come una "single appetibile" e invece di colpo la "preda" si è fatta "predatore". Fisiologico il "ribaltamento" di posizioni sul listino. Se i senesi non lo avevano messo in conto sono stati ingenui. Comunque, in tutta l'operazione Mps-Antonveneta personalmente mi sembra di vederci, diciamo così, più politica che mercato. La voglia di fare un terzo polo bancario, "rosso", dopo i due big Unicredit e Intesa. E in questo caso ci si può vedere l'"altra" di "finanza rossa". E già, perchè di finanza rossa non ce ne è mica una sola. Ricordatevi di quando la Unipol di Consorte mosse su Bnl: proprio il Monte Paschi di Siena di fatto non scese in campo nell'operazione romana. Per Consorte "tifavano" D'Alema e Fassino. Non evidentemente l'Mps e gli amici dell'Mps. Ecco, ora a muoversi è appunto l'"altra" finanza rossa, quella non dalemiana. Però, appunto, almeno a caldo, il blitz padovano viene stroncato dal mercato... Etichette: Banca Antonveneta, Monte Paschi, Mps, Risiko
Povera casa Damiani. Già in fase di precollocamento dei titoli in vista del debutto a Piazza Affari la situazione non era apparsa, diciamo così, al massimo del potenziale visto che alla fine nel prezzare le azioni la società aveva optato per la parte bassa della forchetta di prezzo già indicata, dunque in sostanza volando basso, e ora nel giorno dell'effettivo debutto ci si è messa pure la generalizzata ondata ribassista scatenata dal petrolio ormai ad un soffio dai 100 dollari al barile. Insomma, un momentaccio. Risultato: a metà seduta il calo dei gioielli Damiani supera il 6%. Etichette: Borsa, collocamento, Damiani, debutto
A proposito di sicurezza, rom e degrado delle periferie romane, ecco di cosa si è premurato di occuparsi l'illuminato sindaco di Roma "Uolter" Veltroni quando lo scorso giugno si è recato in Romania per incontrare le autorità locali: si è premurato di esportare l'idea della "notte bianca" a Bucarest! E, sì, magari ascoltando musica per una notte intera, i rom rumeni diventano tutti di colpo più buoni. Geniale questo Veltroni! E non finisce qui. Siccome per la notte bianca di Bucarest (che poi effettivamente c'è stata, lo scorso 23 settembre) occorreva uno sponsor, eccolo servito: l'italiana Enel (addirittura sponsor unico). Beh, ma in cambio Veltroni si è assicurato una fantastica esclusiva: a Roma nel 2008 una mostra sui Daci. Caspita, ecco cosa davvero serviva a Roma: una bella mostra sui Daci. Davvero un genio questo Veltroni. D'altronde se tanti italiani hanno pure pagato per poterlo votare alle primarie del Pd un motivo ci sarà. Complimenti sinceri a "Uolter" e a chi lo ha votato!Etichette: notte bianca, rom, Roma, Veltroni
Poltrone bollenti e telefoni bollenti. Il gran favorito (il super ambizioso che tanto ci contava...) è fuori gioco? Etichette: cripto-rumor
E dopo il botto di ieri di Petrochina alla Borsa di Shangai (vedi post precedente), oggi tocca ad Alibaba.com, la più importante internet company cinese (alleata di Yahoo): impressionante boom nel giorno del gran debutto sul listino azionario di Hong Kong (rialzo pirotecnico del +193%!). Ennesimo "eccesso" che dimostra a mio avviso quanto la bolla cinese si stia gonfiando...
Oggi il colosso Petrochina ha fatto il suo debutto alla Borsa di Shangai e il suo titolo ha più che raddoppiato il suo valore in un colpo solo, e questo dopo aver raccolto la bellezza di 9 miliardi di dollari in fase di offerta pubblica. In una sola seduta Petrochina per capitalizzazione borsistica diventa la prima compagnia petrolifera mondiale (vale il doppio di un big storico come Exxon). Insomma, clima da vera e propria sbornia. E qui, come spesso succede, sta secondo me il segno di una forza contingente, ma contemporaneamente di una grande fragilità a tendere. Sì, sono tra quelli che pensano che i mercati finanziari cinesi costituiscono ormai una bolla speculativa, che prima o poi imploderà scatenando un pericoloso effetto domino anche in Occidente. C'è ormai come si dice in gergo un "ipercomprato" diffuso e in più a rendere potenzialmente "friabile" il quadro c'è in Cina, non dimentichiamocelo mai, un contesto bancario con troppe ombre. Insomma, l'Orso vero (non le "correzioni" che stiamo periodicamente vedendo da qualche mese), quando arriverà potrà avere come punto di partenza proprio Shangai (non dunque gli Usa dei subprime) e la miccia potrebbe essere accesa proprio dall'industria bancaria cinese. Etichette: bolla, Borsa, Cina, Petrochina