Tutto (penosamente) come previsto. Dopo la bomba del Tg5, quella sull'inchiesta sui quasi due miliardi di euro che quel gran signore dell'avvocato Gianni Agnelli avrebbe a suo tempo imboscato in Svizzera occultandoli al Fisco italiano, i giorni sono passati ma i nostri intrepidi grandi giornali italiani, quelli della "crociata moralizzatrice" contro Berlusconi, quelli che si "indignarono" per il bacio tra Fazio e Fiorani, quelli che si scagliarono contro il furbetto del quartierino Ricucci (ma solo dopo che si capì che la scalata al Corriere non sarebbe andata avanti...), stavolta, guarda caso, hanno preferito la linea della cautela e del basso profilo. Se ci sono di mezzo gli Agnelli, anche se si parla di una presunta truffa ai danni dello Stato italiano che avrebbe dimensioni ciclopiche, loro non lanciano crociate morali. Dopo le ormai celeberrime dieci domande a Berlusconi sul caso Noemi, stavolta Repubblica non ha altrettanti interrogativi pronti per la famiglia Agnelli. Che pena. Sono questi i "moralizzatori d'Italia"? Già, proprio dei bei moralizzatori: a comando. Se ci sono di mezzo avversari politici o poteri forti lontani dai propri gruppi editoriali allora ringhiano e mordono, in caso contrario se ne stanno belli e tranquilli a cuccia. Ha già ben descritto la desolante situazione Peppino Caldarola sul Riformista con il suo articolo titolato "E le dieci domande agli Agnelli?", articolo che ripropongo qui di seguito proprio perché lo trovo semplicemente perfetto.
E le dieci domande agli Agnelli?Peppino Caldarola, Il Riformista L'eventuale frode fiscale di Gianni Agnelli non ha indignato nessuno. Giuseppe D'Avanzo non si è scandalizzato. Ezio Mauro non ha dieci domande da fare agli eredi del maggior casato imprenditoriale d'Italia. Gad Lerner non ha tuonato sui vizi di un grande imprenditore. Stampa e Corriere hanno taciuto e messo a riposo i loro commentatori. Avranno pensato che finché non c'è la prova certa della colpevolezza, il defunto Avvocato è innocente. Peccato che per altri eventi giudiziari non hanno mostrato lo stesso rispetto del garantismo. Siamo di fronte a un grande scandalo del sistema informativo italiano. I nostri colleghi scelgono gli imputati o gli imputabili. Se appartengono alla loro stessa parte politica o sono nei consigli di amministrazione delle loro case editrici preferiscono sorvolare. Gli altri, politici compresi, vanno invece additati al ludibrio della pubblica opinione. Vi ricordate i guai di Berlusconi, escort comprese? È successo un ambaradan fino a far traballare un governo che io non ho votato ma che è stato scelto dalla maggioranza degli italiani. Vi ricordate lo scandalo Unipol, quella telefonata con la tragica frase Abbiamo una banca? Sono stati costruiti servizi e commenti per settimane e settimane. Ora invece tutto tace. Eppure siamo di fronte alla più grande truffa ai danni dello Stato, se sarà provata, ma nessuno si scandalizza. nessuno si interroga sul rapporti fra Agnelli (e i suoi intellettuali) e il paese. Poi vi chiedete perché vince Berlusconi.
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