E fallimento sia!
Spiace cadere nel facile qualunquismo, però davvero a questo punto viene da augurarsi un veloce e definitivo fallimento per chiudere così una vicenda che dal penoso ha ormai virato decisamente verso lo squallido. Da spirito liberale, quindi contrario alla logica dell'interventismo di Stato, scrissi a suo tempo che, per senso di responsabilità e di realtà, a volte bisogna saper derogare a certi principi davanti a situazioni di eccezionale gravità dove in ballo ci sono interessi complessi. Insomma, pragmatismo e non dogmatismo. E lo penso ancora, pure di più dopo l'ultima crisi sui mercati finanziari. Ma nel caso di Alitalia il punto è che abbiamo già derogato, abbiamo mandato giù il rospo, e il risultato è comunque quello che vediamo ovvero il caos e una situazione da repubblica delle banane. E, sia chiaro, tutti, chi più chi meno, hanno contribuito a dare il peggio. I dipendenti del "fronte del no" non perdono occasione per dimostrare la loro irresponsabilità e per farsi odiare dall'intero Paese. Dopo lo slogan "Meglio fallire" che scatenò a settembre violente polemiche, ieri a Fiumicino si sentiva quello "Saremo il Vietnam della Cai". Semplicemente demenziale. Sui sindacati direi che non si può che stendere il classico velo pietoso. Il governo per parte sua si sta incaponendo su una soluzione che a questo punto è evidente che fa fatica a reggere. Servirebbe un cambio di rotta. La Cai (che è quello che è... e ce la siamo fatta andare bene giusto e solo per quello che ho già scritto sopra) ha dato la sensazione di aver provato a fare qualche ulteriore giochetto al ribasso passando dagli accordi di settembre al closing definitivo che doveva avvenire ora. Sull'opposizione veltroniana non direi niente: non si spara sulla Croce Rossa ;-) Mentre quella dipietrista è sempre più sfacciata nel suo vergognoso calcolo politico: quando c'è da cavalcare una qualsiasi protesta, giusto per cercare di far crescere il proprio consenso elettorale (si avvicinano le elezioni europee), l'Italia dei Valori non manca mai e, infatti, pure in questi giorni Di Pietro ha spedito a Fiumicino uno dei suoi (il senatore Pedica) ad arringare i "kamikaze" dell'improvvisato "Comitato di lotta", quello talmente estremo da essere scaricato persino dai sindacati autonomi dei piloti. Insomma, davvero non si salva nessuno. Si è montato un circo per uno spettacolo ormai appunto solo squallido. E, con la svolta verso gli scioperi selvaggi, il solo risultato nell'immediato è quello del caos negli aeroporti e del disagio per tutti i passeggeri. Davanti a questo non si può che dire basta. Come si dice, la misura colma. Fallimento sia e amen.
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3 Commenti:
ciao,
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Perfettamente d'accordo, inoltre il tutto condito da un assurdo centralismo statale sfociato nel cattivo gusto.
Steve, come ti scrissi tempo fa in un altro commento ad un tuo post, Alitalia è già fallita ed è già in corso la procedura di ammissione al passivo.
L'operazione che è stata effettuata (contro le leggi in vigore e per questo c'è voluta una legge ad hoc e il c.d. decreto "salva-manager") è solo politica e affaristica per salvare la faccia a Berlusconi e sistemare i debiti di Toto, il tutto a spese dei contribuenti italiani e dei creditori di Alitalia.
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