
Borse di nuovo da panico. Personalmente, come ho già avuto modo di dire più volte, non credo comunque che siamo all'inizio di un nuovo '29 (come invece molti sostengono). Fase difficilissima sì, ma crollo totale del mercato come allora no. Questa almeno la mia sensazione (e, lo ripeto come sempre, non mi considero un "esperto" nè tantomeno un "guru" o roba simile). Secondo me il sistema non sta definitivamente saltando in aria, ma piuttosto pagando gli eccessi di anni e anni di finanza spregiudicata. Dopo una sbornia si sta male, ma il "male" è passaggio fisiologico per rimettersi in sesto. Ecco, banalizzando molto, io la vedo così. Pagato il conto, tutto si rimetterà in moto (certo, il conto appare enorme, ma d'altronde enormi sono pure le colpe da espiare). Sotto questa prospettiva, tutto quello che sta succedendo assume una fisionomia più "naturale" e non "catastrofista". Le differenze sono grandi (stavolta è tutto più grave in molti sensi), lo premetto subito, ma quello che sta accadendo ricorda in qualche modo l'ultima crisi sui mercati prima di questa, ovvero quella dello "sboom" della cosiddetta "new economy". Se non ricordo male, i massimi sulle Borse furono toccati attorno a marzo/aprile 2001 e poi da lì sempre più giù fino al fondo da cui si cominciò sostanzialmente a ripartire dall'estate del 2003. Quasi da manuale di analisi tecnica, l'euforia segnò i massimi e il panico i minimi. Ora, nei dettagli la storia è sempre diversa, ma negli schemi di base tende invece a ripetersi. Non credo che in questo momento siamo ancora al fondo, è troppo presto e ci sono ancora probabilmente troppe cose da smaltire, ma alla fine del tunnel secondo me ci sarà la ripresa, non il baratro definitivo. Certo, il problema è uno solo: il timing. Non è facile capire "in corsa" i trend, capire se un livello può essere un "fondo" in grado di tenere. Per questo i sedicenti "esperti" e "analisti" in queste fasi tendono a non dire nulla di concreto. Stanno sul vago, cincischiano o fanno generici inviti alla prudenza. Dopo, numerelli alla mano, ci diranno che avevano tutto previsto. Nel "dopo" sono bravissimi ;-)
Etichette: Borse, mercati
1 Commenti:
Le crisi, quelle vere, sono dettate da un cambiamento strutturale nell'economia reale e non da movimenti "panici" che i fin troppo facili allarmismi evidenziano. Se la borsa perde il 5% in un giorno è un dramma, se perde l'1% per 5 giorni consecutivi quasi non ci si accorge, ma il time frame degli investitori è veramente 1 settimana lavorativa? Io personalmente penso che ci siano state modifiche strutturali, quali il ricorso al credito al consumo da parte delle famiglie in modo "disinvolto" ed i mutui sovradimensionati alla reale capacità produttiva delle aziende, ma non si è fermato il sistema "Italia" nè quello occidentale in generale.
Certo gli asistenzialismi ad oltranza non sono sostenibili, ma basta sapere a cosa si va incontro come un pugile che quando sale sul ring pensa di vincere, ma sarebbe irrealista se pensasse di non prendere nemmeno un pugno.
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