06 febbraio 2009

Incassano gli aiuti in Italia, vanno a produrre in Polonia

Emblematico direi il caso Indesit. Da una parte, causa crisi, il governo dà aiuti all'industria degli elettrodomestici con incentivi all'acquisto analogamente a come succede con la rottamazione auto. Dall'altra, sempre causa crisi, il gruppo della famiglia Merloni chiude impianti in Italia (vedi il caso, proprio di questi stessi giorni, dello stabilimento di None nel Torinese) per andare a concentrare la produzione di lavastoviglie nella nuova fabbrica di Radomsko in Polonia (stessa nazione dove, guarda caso, pure la Fiat, che chiede aiuti in nome della difesa dell’auto italiana, produce ad esempio la 500). Insomma, si aiutano imprese italiane che intanto se ne vanno a produrre all'estero. Ma allora davvero che senso ha tutto questo? Una delle ragioni (per la verità sempre più deboli) per cui si dice che dobbiamo mandare giù l'idea che si torni a dare soldi pubblici ai "soliti noti" è che indirettamente così si darebbe una mano ai tanti operai che i grandi gruppi industriali italiani hanno alle loro dipendenze. Ma qui non si parla più di forza lavoro italiana, si parla di operai polacchi. Le aziende italiane che producono in Polonia e che però intanto chiedono interventi di Stato non sarebbe più opportuno invitarle a presentare le loro richieste economiche a Varsavia piuttosto che a Roma? La verità è che si rischia di aiutare non le fasce deboli ma semplicemente i soliti grandi industriali, come gli Agnelli o i Merloni, che credo ce la facciano ancora ad arrivare alla fine del mese. E li aiutiamo pure, con soldi pubblici italiani, a portare magari le loro attività produttive fuori dall'Italia. Basterebbe almeno mettere qualche semplice vincolo in questo senso nei piani di intervento pubblico. Qualche semplice clausoletta. Sarebbe molto semplice. Sarebbe cosa di buon senso. Così, giusto per evitare almeno quel retrogusto che sa tanto di beffa...

Etichette: , , ,

7 Commenti:

Blogger Enrico ha detto...

Sono pienamente d'accordo con te....
Questa crisi è drammatica, ma non si sta facendo nulla per conservare il posto ai lavoratori....e poi ci si lamenta che la crisi finanziaria si ribalta sull'economia reale....
Di questo passo il fondo da toccare prima di risalire sarà ancora molto lontano

2:57 PM  
Blogger LL ha detto...

penso che quello che hai scritto qui lo condividerebbe il 99,9% degli italiani, a patto che lo sapesse.... dettaglio non da poco!

tu parli di:
buon senso
semplici clausolette
beffa

e allora ti faccio un domandone:

secondo te i politici (bipartisan sia chiaro!)
non ci arrivano
o non ci vogliono arrivare?

3:35 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

Purtroppo hai ragione Steve: l'errore sta proprio nelle regole. In fondo in momenti di crisi come questo l'intervento statale è giusto se utile a "regolare" il triste andamento negativo dell'economia di mercato. Il punto sta proprio nella parola "regolare" ovvero dare delle regole. Invece di fare piovere soldi ad aziende (che, questo va detto, con il loro indotto trainano l'intera economia) bisognerebbe porre delle condizioni, come ad esempio:
- a patto di costruire le nuove industrie in Italia;
- a patto di creare una nuova linea di prodotto a basso consumo (dunque non solo rinnovo parco prodotti a spese del consumatore finale, ma anche un prodotto innovativo da realizzare)
E così via...
Se così fosse non sarebbe poi così male l'aiuto di Stato, anche a costo di darlo ai settori in mano ai soliti noti!

3:50 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

questa volta concordo con te . Un ma, però, è doveroso e lo aggiungo:lo stato dovrebbe farsi carico di far rientare la produzione mediante incentivazioni e non aumentando il carico fiscale. Vogliamo che il prodotto costi poco e poi ci lamentiamo se viene prodotto in questi paesi?

5:33 PM  
Blogger Steve Trader (Fuorimercato) ha detto...

per Luca:

... secondo me, ahimè, i politici come dici tu non ci vogliono arrivare...

1:58 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

La cosa interessante sarebbe capire a lungo termine se questa globalizzazione é conveniente

1) se sposto la produzione all'estero perché costa meno
2) aumenta disoccupazione in Italia

Ma se aumenta la disoccupazione qua che é il loro mercato di riferimento, chi glieli compra i loro prodotti!?!?!

10:25 PM  
Anonymous Anonimo ha detto...

io sono un dipendente dell"indesit di none,hai ragione,ma vorrei puntualizare una cosa,da noi a giugno hanno fatto 50 assunzioni,e cera gente che stava imparando,per fare poi la notte, non è crisi,è solo il volere di arricchirsi,perchè quando in polonia costera troppo,andranno nal gana o in vietnam credo.

8:01 PM  

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page

Post precedenti:

per leggere tutti i post precedenti consulta subito qui di seguito l'archivio del blog organizzato su base mensile

| dicembre 2004 | gennaio 2005 | febbraio 2005 | marzo 2005 | aprile 2005 | maggio 2005 | giugno 2005 | luglio 2005 | agosto 2005 | settembre 2005 | ottobre 2005 | novembre 2005 | dicembre 2005 | gennaio 2006 | febbraio 2006 | marzo 2006 | aprile 2006 | maggio 2006 | giugno 2006 | luglio 2006 | agosto 2006 | settembre 2006 | ottobre 2006 | novembre 2006 | dicembre 2006 | gennaio 2007 | febbraio 2007 | marzo 2007 | aprile 2007 | maggio 2007 | giugno 2007 | luglio 2007 | agosto 2007 | settembre 2007 | ottobre 2007 | novembre 2007 | dicembre 2007 | gennaio 2008 | febbraio 2008 | marzo 2008 | aprile 2008 | maggio 2008 | giugno 2008 | luglio 2008 | settembre 2008 | ottobre 2008 | novembre 2008 | dicembre 2008 | gennaio 2009 | febbraio 2009 | marzo 2009 | aprile 2009 | maggio 2009 | giugno 2009 | luglio 2009 | agosto 2009 | settembre 2009 | ottobre 2009 | novembre 2009 | dicembre 2009 | gennaio 2010 | febbraio 2010 | marzo 2010 | aprile 2010 | maggio 2010 | giugno 2010 | luglio 2010 | agosto 2010 | settembre 2010 | ottobre 2010
__________________________________________________________________________________

fuorimercato2011@gmail.com