E siamo a quota tre...
Quando ha conquistato la Casa Bianca Wall Street è crollata. Quando è stato presentato il piano economico del nuovo governo Wall Street è crollata. Ed eravamo a quota due. Ieri è arrivato il "tris": l'amministrazione americana ha fatto capire di pensare ad una possibile parziale nazionalizzazione di Citigroup e, puntuale come un orologio svizzero, Wall Street è crollata. Non c'è niente da fare, ogni mossa di Obama viene stroncata dal mercato. Al momento è così e questo è un fatto, pesante come un macigno. E il punto, come ho già avuto modo di scrivere, è che il tema del "feeling" con Wall Street è assolutamente centrale per Obama. Il buon Barack ha vinto le elezioni promettendo proprio di far ripartire l'economia e la Borsa, dunque a questo punto è obbligato a conquistare quella fiducia che il mercato almeno per il momento non pare aver nessuna voglia di concedergli. Vedremo. Nello specifico del caso che ha scatenato i ribassi di ieri, devo dire che personalmente trovo l'ipotesi della nazionalizzazione delle banche semplicemente mostruosa. Roba da far venire l'orticaria. Siamo all'apoteosi di quel pensiero neo-statalista che se trovasse piena realizzazione nei fatti penso che nel lungo termine avrebbe effetti ben più devastanti della crisi economica di cui si propone come rimedio. Insomma, la storia della malattia che debilita il malato e della cura che negli effetti collaterali lo ammazza. Anche in Europa in questi giorni si parla di nazionalizzazione delle banche. Ecco, vedendo che sberla Wall Street ha rifilato a Obama proprio su questa proposta, nel Vecchio Continente sarebbe il caso di meditare ulteriormente prima di andare al traino di una politica economica che nasce già vecchia e sconfitta.
Etichette: Obama, Wall Street
7 Commenti:
Nel lontano... bè lasciamo perdere, un bel pò di tempo fa mi stavo laureando in economia aziendale specializzazione marketing ed uno dei corsi riportava ad esempio una delle prime pubblicità comparative in USA promossa da Ford dove si vedeva una vecchia fiat 128(ecco perchè Lapo guida Audi!!) bruciare.
Ora la domanda è "se la 128 non prendesse fuoco sarebbe un'auto appetibile?" la risposta era dettata ovviamente dall'obslescenza tecnologica e dal progetto dubbio.
Io non sono ingegnere ed anche un modesto economista, ma se allo stesso modo metto una pezza ad una struttura che non funziona più tanto di rischiare di andare a fondo iniettando denaro senza una strategia come posso pensare che il mercato apprezzi quella struttura? Come fa Wall Street a dare fiducia ad un comportamento che è teso unicamente ad evitare momentaneamente il collasso a qualunque costo e non dà indicazioni per il futuro?
Se faccio il commerciale e percorro 50.000 km all'anno cambio auto prima che si incendi o fonda e riparto con un mezzo più efficiente che mi ripagherà dell' esborso, se continuo accanitamente a mettere cerotti alla mia vecchia auto che non mi dà più affidabilità continuerò a peggiorare la qualità del mio lavoro bucando gli appuntamenti perchè sono in panne.
Perchè Wall Street incominci a credere in Obama è necessario che il Presidente tracci una strategia di lungo periodo e non si limiti a rappezzare le situazioni esistenti (ricordo che Citigroup è stata coinvolta in più di un salvataggio).
In Europa, come già commentato, si segue la stessa strategia delle "pezze" ed il mercato non può che reagire in egual modo
Se la statalizzazione delle banche per te è mostruosa, cosa proponi?
Visto che si dice che l'intervento sulle banche è finalizzato ad aiutare le aziende, pensarei per esempio, come ho già avuto modo di scrivere, di andare ad aiutare direttamente le aziende, non facendo quindi passare tutto tramite le banche. L'aiuto alle aziende può andare da interventi tipo detassazione fino a fondi ad hoc per gli investimenti. Aiuterei anche con i fondi le aziende, cercando di partire dal basso (dalle pmi e non dall'alto dalla solita Fiat), che si impegnano su precisi progetti di investimento o anche solo sviluppo del business e che si impegnano a non andare un minuto dopo a investire in Polonia.
In questa direzione per esempio lavorerei invece di pensare a statalizzare le banche o dare solo tutto alla Fiat e ai soliti noti.
Steve
Il mercato boccia Obama perchè voleva una bad bank, che raccogliesse la spazzatura per restituire la verginità perduta alle "prostitute" del mondo della finanza che tante nefandezze hanno compiuto..
In questo momento per me il mercato è come il malato che rifiuta la medicina amara, per cui bene ha fatto Obama a far cuocere nel loro brodo le banche assetate di aiuti.. no medicina? - 15% in borsa.. vedrai che alla fine bevi! Beh, aiutare direttamente le aziende con sgravi è una buona idea, il problema è che ora c'è da salvare un sistema finanziario di fatto fallito (vedi grafico del blog di Paul Krugman di oggi) ed io in quanto cittadino al posto di finanziamenti a fondo perduto preferisco avere in mano il capitale e la facoltà decisionale (Nazionalizzazione)dentro strutture che hanno dimostrato di non saper funzionare da sole..
Marco
(prosegue la nostra diatriba pro/contro Obama...)
Francamente mi sembra davvero difficile poter definire "medicina amara" quello che Obama propone per il settore bancario, visto che si parla di montagne di soldi da destinare proprio in quella direzione. Si parla di cifre da record storico. E questa è la medicina amara?
Sul fatto poi che la nazionalizzazione significhi per i cittadini avere in mano il sistema, come dici tu, ho dubbi a dir poco ciclopici. Le statalizzazioni non portano nei fatti mai ad un "controllo democratico" delle società, semmai portano semplicemente al comando delle società raccomandati del mondo politico che di solito sono totalmente incompetenti e fanno disastri. Noi in Italia le statalizzazioni, con anche le banche di Stato, le abbiamo avute per decenni, vogliamo dimenticarlo? I decenni delle famigerate partecipazioni statali, che includevano pure banche. Ti sembra come dici tu che come cittadini abbiamo avuto più controllo diretto e più in generale benefici? Ti sembra davvero così? Ti ricordi l'Iri ad esempio?
La verità è che una cosa è la teoria e l'altra la pratica. Nella pratica finora dove ci sono state le statalizzazioni c'è stato il disastro.
Resto assolutamente della mia opinione, con proprio ad esempio come ho detto l'idea di interventi diretti "dal basso" e diffusi sul mondo delle imprese. In questo senso secondo me bisognerebe lavorare. Cercare di stimolare le parti sane del sistema senza pensare di riportare lo Stato nelle aziende. Sarebbe la peggiore iattura. Questa almeno la mia idea. Ma ovviamente mi fa piacere confrontarmi con altre visioni. Dunque ritengo i tuoi commenti molto utili per aprire un dibattito. Mi piacerebbe che anche altri intervenissero, magari con idee ancora diverse.
Steve
Sono ovviamente d'accordo con la visione delle nazionalizzazioni come sistema di accaparramento di poltrone politico/clientelare ( nella più tipica accezione italiana) a scapito di un sistema meritocratico e che esprima le sue forze più vital e dinamiche.
Resta il problema di fondo di come "sterilizzare" la crisi bancaria; l'economia in questo momento è come un organismo in cui un organo fondamentale (le banche) sono in cancrena, e per l'organismo continuare a vivere mentre questo organo sanguina è alquanto problematico.
A me l'idea della bad bank repelleva (come nel caso Alitalia per esempio..); ho fiducia che nel sistema americano culturalmente ancorato a principi liberistici e meritocratici l'idea di una temporanea nazionalizzazione serva solo a rimpiazzare l'organo malato fino a restituire un minimo di efficenza al sistema (soprattutto con l'inserimento di nuove regole a tutela del risparmio e di maggiori controlli sul sistema bancario).
Grazie per l'attenzione.
Marco
Difficile intervenire con idee diverse dalle tue - sono quelle con cui ci si sente maggiormente in sintonia.
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