21 gennaio 2009

La festa è finita (male)

Dunque, il megashow per l'insediamento di Obama (un super "baraccone" nella miglior tradizione a stelle e strisce, a metà tra concerto rock e circo equestre) ha impressionato il "popolino globale", ma non i mercati finanziari. Chi si aspettava fuochi d'artificio sui listini a segnare la salvifica svolta dall'era Bush a quella del "messia Obama" è rimasto deluso. Sui mercati nessun rialzo. Anzi, proprio a rovinare la festa, proprio mentre il neo-presidente ballava e brindava, gli indici di Wall Street sono tornati dopo giorni a picco. La chiusura di seduta è stata pesantissima. Il punto è che va bene il concertone con Springsteen e gli U2, va bene il ballo presidenziale a due sulle note di Beyoncè, vanno bene pure i carri allegorici, ma ora servono i fatti concreti, innanzitutto per l'economia (tema che Obama ha fortemente cavalcato per farsi eleggere). Il messaggio mandato al neo-presidente dai mercati finanziari (e più in generale forse si può dire da quello spirito ultrapragmatico tipicamente americano) è chiarissimo: la campagna elettorale stile rockstar è finita e la politica di governo non è un reality show. Servono i fatti concreti, appunto, e servono subito vista la difficile congiuntura. Su questo sarà giudicato il nuovo presidente. E, a proposito di giudizi, ribadisco il mio sulle linee-guida del piano Obama per l'economia che sono già state anticipate: francamente non vedo il gran cambiamento promesso. L'idea alla base del piano anti-crisi Bush varato in autunno (e che poi di fatto ha "ispirato" anche i governi dei Paesi europei) era quella di dare vagonate di aiuti pubblici a settori "core" come banche e auto. Insomma, accantonare per un po' il classico liberismo Usa per proporre una massiccia dose terapeutica di neo-interventismo. Ora, a parte qualche "orpello" ad uso mediatico inserito nel suo piano, Barack Obama prosegue de facto sulla stessa linea. Cambiano i valori (Obama stanzia molti più soldi da dare a pioggia), ma la politica è la medesima dell'ultima fase della gestione Bush. Piaccia o non piaccia ma è così. Poco "change". Forse anche per questo i mercati, già un pochino delusi, hanno rovinato la festa a mister president?

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1 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

Non sono un sostenitore di Obama e se fossi stato un elettore americano non l'avrei votato, ma ritengo necessario aspettare i primi risultati dell'operato del nuovo presidente prima di giudicare. Di fatto il suo mandato è appena iniziato: fino ad ora molte parole, ma da ora in poi conteranno i fatti, dunque ne riparlerei fra 3 mesi circa, insomma i mitici 100 giorni :-)

Nel frattempo Steve, da blogger e patito di Internet, non puoi che apprezzare la sua geniale strategia di comunicazione sul web

3:35 PM  

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