
Come ahimè avevamo in tanti temuto, dopo i pasticci della politica e del sindacato (che sono riusciti a bruciare l'unica offerta veramente sul tavolo, quella di Air France) ecco che ad una Alitalia ormai ad un passo dal definitivo disastro si è tornati a dare soldi su intervento governativo. Prestito ponte da 300 milioni di euro. Ed è significativo che si parli di "motivi di ordine pubblico". Da una parte si danno soldi perchè si temono disordini e dall'altra, sul fronte delle strategie, continuano a regnare caos e improvvisazione dilettantesca (ognuno spara la sua giusto per avere un po' di spazio sui giornali e sul tavolo resta il nulla). Insomma, così non si va da nessuna parte. Si torna solo alla vecchia logica delle partecipazioni statali e dell'intervento pubblico a fondo perduto. 300 milioni buttati così, senza un piano serio, servono solo a rimandare di qualche mese la fine dell'agonia. Cosa dovremmo fare altrimenti? Rimetterci a finanziare Alitalia a tempo illimitato? Se lo scordi chi eventualmente ci sta pensando! E, sì, perchè sia chiaro (secondo me finora molti non lo hanno ancora ben capito), qui rischiamo di ritrovarci tutti una "tassa Alitalia". Per cosa? Per avere una compagnia di bandiera (che non funziona)? Diciamolo chiaramente (per l'ennesima volta): chissenefrega della compagnia di bandiera! Gli Stati Uniti non hanno una compagnia di bandiera eppure non se la passano male. A questo punto c'è da augurarsi che l'Unione Europea bocci il prestito ponte come aiuto di Stato camuffato (cosa vietata dalle norme Ue). Non è una provocazione, lo dico convinto. Se la compagnia di bandiera riesce a stare in piedi autonomamente (da sola, con un partner straniero, con una cordata, con chi vogliono) bene, altrimenti a questo punto meglio che fallisca! Pagare noi tutti per tenerla in vita no. Preferisco pagare biglietti Ryanair che la tassa Alitalia.
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