
Giusto ieri ero tornato per l'ennesima volta sul caso Alitalia. Sempre sulla mia stessa idea (sulla quale chi mi segue da tempo sa che insisto da un sacco, addirittura dall'asta indetta dal Tesoro a inizio 2007): realisticamente Air France rappresenta l'unico candidato all'acquisto, troppo rischioso tirare eccessivamente la corda. E, invece, tanto si è fatto che ora i francesi (giustamente) hanno ritirato la loro offerta. Non hanno abboccato ai bluff di cui parlavo ieri (a poker sanno giocare meglio loro!). Hanno lasciato il tavolo, comer a dire: e ora che farete? Già, che si fa ora? Cosa pensano di fare i furboni che hanno finito per bruciare pure l'opzione francese? Tra Aeroflot e presunte cordate italiane, la sensazione resta quella di poco di concreto. La verità è che (come ne mio piccolo detto fino alla nausea!) si rischia che alla fine per l'ennesima volta si dovrà ricorrere (trovando l'escamotage ai vincoli Ue) a soldi pubblici (una bella "tassa Alitalia" per tutti gli italiani). Guarda caso, oggi in tanti hanno subito ricominciato a parlare di prestito ponte. I furboni dell'affare Alitalia (giusto per parlare chiaro, ricordiamo che in primis c'è stato l'asse del Nord tra leghisti e Formigoni, la cui linea disgraziatamente è poi stata trasformata in bandiera dal PdL) si sono per settimane lamentati che Air France offriva poco. Ma si sono resi conti che parliamo di Alitalia, non di Lufthansa? Hanno di fatto contribuito a creare tutto questo pasticcio. Loro e i sindacati, che hanno in questo senso responsabilità enormi (Spinetta l'ultima volta se ne è andato proprio dal tavolo sindacale). Ecco ora tutta queste gente dovrebbe dirci come intende uscire dal vicolo cieco!
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Etichette: Air France, Alitalia
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