Le favole della finanza
Caso Societé Generale. Ma davvero vogliamo credere che un trader trentunenne sia riuscito a fare tutto questo casino, ovvero un buco da 5 miliardi movimentandone addirittura fino a 50? Pensavo che la creazione di certe favole finanziarie fosse una specialità molto italiana (vedi ad esempio caso Parmalat, con la storia che Tanzi e Tonna avrebbero combinato tutto da soli e con le banche a versar lacrime di coccodrillo proclamandosi vergognosamente addirittura vittime...) e invece evidentemente, come si dice, tutto il mondo è paese. Anche il Francia ci provano a raccontare balle cosmiche ad una opinione pubblica che comprensibilmente non può essere così esperta del funzionamento del settore finanziario. La verità è che hanno trovato la "vittima sacrificale" ad uso mediatico, ma francamente lo hanno fatto in modo molto maldestro. Con una vicenda, quella del trader "ragazzino" che usando il computer inganna il colosso per cui lavora, che anche a livello di film e fiction è già trita e ritrita. Cercando di andare al cuore della questione, la verità è poi probabilmente che ora ci sono grossi gruppi bancari che si ritrovano, accumulati nel tempo, buchi enormi sul fronte dei derivati, buchi che non possono più essere coperti (come è successo ad esempio, per capirci, con i subprime alla Northern Rock o simili) e a questo punto devono per forza essere "tirati fuori". E allora si cerca di farlo costruendo "versioni" che "distraggano" l'opinione pubblica, che non facciano capire quali sono le vere colpe e le vere responsabilità. Nascono così, appunto, le favole finanziarie.
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Etichette: Societe Generale
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