L'innovazione concreta e quella solamente a parole
Lo avete già visto? Mentre nei grandi gruppi media nostrani si continua a far grandi discorsi sul web 2.0 e sui video user generated content con tante parole e pochi fatti (questa resta la mia sensazione e d'altronde fino a quando nei nostri gruppi prevarrà quel micidiale mix di vecchiume culturale e leccaculaggio gerarchico non potrà essere diverso), YouTube ha messo online la sua versione italiana. In sostanza un po' come già fatto da MySpace. Qui si fanno grandi discorsi, con mediamente tanta supponenza e poca reale competenza, gli altri concretizzano. E poi ci stupiamo del primato tecnologico americano! La verità è che, come ho già scritto altre volte, l'innovazione finisce per innescare cambiamenti organizzativi e culturali all'interno delle aziende e questo diventa un problema e non una opportunità se parliamo di aziende (molte delle nostre ahimè...) dove a tutti i livelli ci sono rendite di posizione che si sono radicate negli anni (un po' come il calcare nelle lavatrici!) e che quindi vedono come il fumo negli occhi l'innovazione. In molte nostre realtà le potenzialità e le capacità, pure grosse, ci sono. Il dramma è che fanno fatica a venire fuori. Contro un nemico che quasi sempre è interno, e che si chiama conservazione. Il sistema americano è aperto alla "rivoluzione", mentre in quello italiano sono ancora troppo forti le spinte "conservative" o addirittura "reazionarie". Va bene non essere "nuovisti" a tutti i costi (io concordo: non tutto quello che è "nuovo" è "buono"; bisogna evitare dunque di essere naif quando si parla di innovazione), però rimanere sempre indietro è pure peggio!
pubblicato da Steve Trader
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