Strane liberalizzazioni

Proviamo a fare il punto. Se si parla di liberalizzare la vendita dei farmaci da banco, portandola nei supermercati (dunque anche alla Coop), il governo parte in quarta. In nome appunto di una maggiore concorrenza che favorisca i consumatori finali. Tutto bene per tutti quelli che credono che il nostro Paese abbia davvero un gran bisogno di una rivoluzione liberale (mi ci metto anche io e infatti in nome di questo sono stato tra quelli che hanno giudicato positivamente il decreto Bersani). Il problema arriva però ora con la questione Esselunga. Il governo tifa per la vendita a Coop. Il governo è contrario all'idea di una possibile cessione ad un gruppo estero come ad esempio Tesco. Ecco, più che un problema nasce un groviglio di problemi. Di cose che non convincono per niente. Innanzitutto, Caprotti, patron di Esselunga, non ha annunciato di voler vendere quindi perchè fare pressioni sulla sua azienda? Poi, anche ipotizzando che Caprotti venda, non sarebbe meglio, proprio in nome della libera concorrenza invocata per il settore dei farmaci, che nel mercato della distribuzione si confrontino operatori diversi, italiani ed esteri, piuttosto che si crei di fatto una posizione dal sapore dominante targata Coop? Altra cosa che non convince: dov'è finito il supereuropeismo di lor signori, quello che li ha spinti per mesi a denunciare a gran voce il catenaccio nazionalista di Fazio? Già, dov'è finito? Allora dicevano che parlare di difesa dell'italianità in un libero mercato europeo ci fa solo fare brutte figure, ora sono loro a parlare di difesa dell'italianità per spingere Esselunga nelle braccia di Coop. Vedete, il punto è che le liberalizzazioni sono cosa buona, ma non deve esserci il sospetto che vengano fatte "selettivamente", solo per dare a taluni e togliere ad altri.
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