20 luglio 2006

FARMACISTI PER NASCITA

Sto dalla parte dei farmacisti. Sì, proprio così, dalla parte dei farmacisti. Ma non di quelli che protestano contro il pacchetto Bersani. Sto dalla parte di quei farmacisti che l'altro giorno nel centro di Milano hanno manifestato in favore degli interventi di liberalizzazione. Già, proprio così: non ci sono solo i farmacisti contro il pacchetto Bersani (quelli che tirano giù le serrande alla faccia del vecchietto che magari ha bisogno della sue pastiglie), ci sono anche quelli che, al contrario, sono favorevoli. Ci sono quelli che non fanno le barricate per difendere privilegi corporativi di sapore medievale, ma che invece vogliono più libero mercato. Sapete chi sono questi farmacisti che l'altro giorno appunto hanno manifestato a Milano a favore della liberalizzazione? Sono farmacisti giovani che non hanno il babbo farmacista e che quindi sanno che molto difficilmente col sistema attuale potranno arrivare ad avere un giorno una licenza per una farmacia. Già perchè in Italia le licenze delle farmacie costano un sacco di soldi e, soprattutto, grazie a meccanismi corporativi, passano de facto di padre in figlio. Insomma, resta tutto di solito in famiglia. Le licenze si tramandano di generazione in generazione. Un po' come i titoli nobiliari. Barone ci nasci, molto difficile diventarlo. Così, ci sono quelli che farmacisti nascono. Altri invece hanno la "vocazione" per il mestiere di farmacista, studiano per questo, ma ahimè non hanno una farmacia in famiglia, e allora diventa tutto un altro discorso. Ecco, io sto dalla parte di chi farmacista diventa, pur non essendo nato farmacista. E se penso a loro questi atavici vincoli corporativi mi sembrano ancor più odiosi. E chi fa il barricadero per difendere questi vincoli mi sembra ancor più insopportabile. Perchè la verità è che non si sta parlando di passare al selvaggio libero mercato, si sta solo parlando di regole di minimale libero mercato. D'altronde, chi ha viaggiato un po' in giro per il mondo è ben conscio che i privilegi di cui in Italia godono certe corporazioni, in altri Paesi non esistono per nulla. Da noi in certi casi non ci sono neppure corporazioni, ma vere e proprie caste. Insopportabili. Sì, davvero insopportabili, soprattutto ora che hanno deciso di fare la sceneggiata piangendo miseria.

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