26 agosto 2005

FAZIO-DAY
Oggi andra' in scena l'attesissima audizione di Fazio davanti al Cicr, ovvero il comitato sul risparmio. Un lettore di questo blog, che saluto, mi ha appena scritto sostenendo in sostanza che una iniziativa giudiziaria forte contro il governatore di Bankitalia rappresenterebbe "l'unico vero modo per fare la rivoluzione". La mail mi ha colpito, mi ha fatto pensare. Premesso che chi mi segue da tempo e' ben conscio che io non ho mai avuto particolari simpatie per Fazio e che anzi sono sempre stato pesantemente critico nei suoi confronti (anche quando tanti che ora lo attaccano invece ne tessevano le lodi e pendevano dalle sue labbra come se fosse un oracolo), ecco cosa ho risposto al messaggio del lettore (ho deciso di riportarlo qui perche' credo possa avere, diciamo cosi', una utilita' piu' generale): "(...) Non mi piacciono le rivoluzioni, e i rivoluzionari, soprattutto quando fatte per via giudiziaria. Sono metodi da rivoluzione francese, da terrore giacobino. E soprattutto di solito le rivoluzioni ingannano la gente, che non capisce e entusiasticamente approva. Senza capire le vere finalita'. Le rivoluzioni sono manovrate dall'alto. Non mi piacciono i linciaggi di piazza. Sono un illuminista, un amante della ragione, non del furore del branco. Il nemico va combattuto lealmente, oppure non lo si combatte. E se uno attacca un mio nemico in modo non leale allora io non ci sto. Chiediti dunque perche' proprio ora tanti sono contro Fazio dopo averlo sostenuto per anni e anni. Forse perche' e' in atto uno scontro non tra buoni e cattivi ma semplicemente tra poteri forti? Chiediti perche' molti mezzi di informazione (e tutti i mezzi di informazione sono controllati da poteri forti) gli fanno ora campagna contro dopo averlo osannato per anni. Forse per aizzare la piazza? No, caro amico, non sarebbe una rivoluzione. Ma, semplicemente, un cambio di poteri forti. La gente non capisce e si presta sempre a diventare strumento di guerre di potere. Dove, ripeto, non ci sono buoni e cattivi, ma esclusivamente potenti diversi che fanno i loro interessi. Da sempre la gente tifa per le rivoluzioni. Poi, dopo, capisce che le cose non sono molto cambiate. Non e' successo forse la stessa cosa col passaggio dalla prima alla seconda repubblica? Eppure, e' sempre la stessa storia, che si ripete. E questo perche', in ogni campo, l'uomo tende a ripetere i suoi errori. A non imparare dalla storia".

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