
Dopo Termini ora dunque c'è la vicenda Pomigliano. E ci risiamo con la solita solfa. Da una parte la Fiat che cerca di imporre le sue condizioni minacciando di trasferire la produzione all'estero. Dall'altra sindacati che non hanno capito o fanno finta di non capire che il mondo è molto cambiato. Personalmente non ho simpatia nè per una parte nè per l'altra. Entrambe mi hanno ormai davvero stufato. E credo che esistano molti altri italiani che la pensano così. C'è sempre di mezzo la questione della "italianità" e degli interessi della nazione. Le crisi di tutte le altre aziende italiane sono una cosa, se invece si parla di Fiat è tutto un altro discorso. Ne va della sopravvivenza del Paese. Beh, forse davvero il Paese comincia a stufarsi. Io almeno lo spero. La Fiat minaccia di andare all'estero? Forse sarebbe ora di cominciare a dire: andateci! Portate tutto fuori dai confini. Vediamo dove troverete nazioni pronte a dare gli stessi aiuti che vi ha dato l'Italia. E, naturalmente, fuori dall'Italia ci vedrei bene anche la Cgil. E i lavoratori? Così si dirà. Beh, detto che comunque la vicenda Termini insegna che ala fine della fiera la produzione viene comunque stoppata, si potrebbe dare in aiuti sociali diretti gli stessi soldi che finora ad esempio abbiamo dato per le campagne di rottamazione. Se il mercato c'è, c'è sempre pure comunque chi è pronto a prendere gli spazi vuoti. Guardate cosa è successo a Malpensa: Alitalia è andata a Fiumicino? Almeno in parte è arrivata Lufthansa Italia. Dunque, Marchionne vuole portare fuori la produzione di Pomigliano? Ma porti fuori tutto, pure lui, gli Agnelli e tutto quanto. Magari Volkswagen o Toyota potrebbero essere interessate ad entrare in modo pesante. Ho fatto un sogno: l'Italia senza la Fiat e senza la Cgil. Era poi così male? No. Ma poi mi sono svegliato e ho letto la solita solfa stavolta su Pomigliano.
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