T-Bond e Bund drenano
L'amico Duca sul suo blog Finanza e Politica si ricollega al mio ultimo post sulla Cina per aggiungere un elenco di punti critici proprio per il mercato cinese. Condivido pienamente la sua analisi. Vi consiglio dunque di fare un salto su Finanza e Politica.Etichette: Cina
Di come vedo (negativamente) le prospettive future per il mercato finanziario cinese ho già parlato più volte in passato. Facendo riferimento a problemi interni come ad esempio, diciamo così, l'opacità dei bilanci dei grandi gruppi bancari della Repubblica Popolare Cinese. Ora torno sulla questione, perchè a questo punto mi pare evidente che il mercato cinese ha anche un problema esterno, che si chiama Stati Uniti. La crisi dell'euro fa riflettere. Dopo l'Europa toccherà alla Cina. Così almeno pure io penso. Gli americani fomentando il ribasso della moneta di Eurolandia hanno "rimesso in riga" il Vecchio Continente. Il messaggio de facto è stato chiaro: cari europei, la vostra moneta non conta una mazza, basta qualche manovra speculativa per buttarla giù come i birilli al bowling. Gli Usa sono e restano la nazione più potente del mondo. Con buona pace dei tanti espertoni che per anni ci hanno raccontato e profetizzato il tramonto dell'impero americano. Alla luce di quello che stiamo vedendo in queste settimane direi che le migliaia di pagine scritte in questo senso da un decennio almeno a questa parte possono tranquillamente essere usate come carta igienica. Gli Stati Uniti restano il centro del mondo e quando serve sanno riaffermare con ogni mezzo (carri armati o manovre finanziarie a seconda dell'occasione...) la loro leadership. Politica, militare, valutaria, finanziaria. Quando serve sanno riportare con ogni mezzo gli investimenti finanziari mondiali sul loro mercato, in primis sui loro bond governativi (basta vedere l'andamento in questo momento caldo dei T-Bond per rendersene conto). Anche gli Usa sono colpiti dalle crisi, ma sanno pure affrontarle in modo proattivo. Contrariamente invece ad esempio alla vecchia Europa che vive tutto passivamente. Qui sta la differenza (oltre al fatto che l'Unione Europea non esiste se non sulla carta e che noi non abbiamo abbastanza carri armati...). Gli Stati Uniti sanno sopravvivere a tutto (persino a Obama...). Soprattutto gli Usa continuano a riuscir a far pagare ad altri Paesi (come quelli europei...) parte dei loro costi, dei loro debiti, delle loro crisi. Ecco, io penso che i prossimi cui sarà data lezione di leadership americana (ovvero una bastonata...) e che pagheranno saranno appunto i cinesi. Rei oltretutto di aver fatto i furbi negli ultimi anni con il tasso di cambio yuan-dollaro e di aver scaricato negli ultimi mesi tonnellate di bond governativi a stelle e strisce. Per tutto questo da ora io starei alla larga dalla Borsa di Shangai e più in generale da tutti i mercati asiatici.
La Germania ha dunque deciso di procedere con un blocco delle vendite allo scoperto sul proprio mercato finanziario. Nello specifico per il momento è stata vietata "in via temporanea" la vendita allo scoperto di bond governativi di Paesi Ue trattati su listini tedeschi e dei relativi credit default swaps. E poi niente short selling neppure sui dieci principali gruppi bancari e finanziari di Germania (come ad esempio Allianz o Deutsche Bank). Berlino chiede un'azione più incisiva da parte dell'Unione Europea sui mercati. E, sostanzialmente, in attesa di questa decide di muoversi autonomamente. La Merkel dichiara che dopo tante parole vuole fatti. Spiega che il divieto tedesco di vendite allo scoperto "resterà in vigore fino a che non si troveranno altri tipi di regole a livello europeo". Chiaro, no? O l'Europa si dà una svegliata o la Germania è stufa di fare solo la parte di quella che paga per gli altri (la fetta grossa dell'intervento greco l'hanno messa loro) e decide di fare da sola. Decide di decidere. Visto che l'Europa non decide nulla, salvo chiedere semplicemente vagonate di soldi per cercare di tappare le falle di una unione monetaria che per anni una certa euro-retorica ci ha dipinto come una gioiosa macchina da guerra pronta addirittura a mandare in pensione la leadership valutaria mondiale del dollaro e che invece non ha retto nemmeno qualche settimana di attacco da parte della speculazione americana venendo giù come un gigante di terracotta. La Germania dunque è stufa e si muove da sola. Apriti cielo, ora tutti torneranno a tuonare contro la Merkel. Anche perchè la mossa tedesca ha subito scatenato ribassi sui listini azionari europei. Ma cosa pretendono dalla Merkel tutti questi che la accusano di euro-egoismo? La Merkel è stata regolarmente eletta in terra tedesca da cittadini di nazionalità tedesca per governare la nazione tedesca. La Merkel quindi, giustamente, fa gli interessi tedeschi. Quanta ipocrisia e coda di paglia in chi la accusa! Il "processo" bisognerebbe farlo non alla Merkel ma ad esempio a tutti quelli che in questi anni hanno avuto responsabilità di primo piano a Bruxelles e tanto per cominciare non si sono accorti (o hanno fatto finta di non accorgersi...) che c'erano bilanci, come quello greco, clamorosamente taroccati. Allargando ancora di più il tiro, il "processo" bisognerebbe farlo non ai pochi "euro-scettici" che in questi anni hanno più volte cercato di segnalare cosa non andava in questo modello precario di unione, ma ai tanti "euro-entusiasti" per i quali solo "osare" parlare di limiti dell'euro è sempre stata una bestemmia. Gli euro-scettici sono sempre stati derisi in questi anni, accusati di "non capire niente", marginalizzati. Ecco, si vede ora chi aveva capito e chi no. Molti di quelli che alzano il dito oggi contro la Merkel lo fanno proprio per cercare di svicolare dalle proprie responsabilità.
Siamo ormai nell'era dei "maxi piani". C'è la crisi dei subprime in America? Nessun problema, arriva il maxi piano con i maxi fondi e tutto è risolto. Idem ora in Europa. C'è il buco greco? No problem, si vara un bell'interventone e, oplà, il gioco è fatto. Si parla così di cifre economiche da capogiro. Colossali. Si parla di trilioni! Come faceva Zio Paperone. Con un'unica differenza: lui, Zio Paperone, i trilioni ce li aveva davvero, nel suo mitico deposito. Oggi invece i trilioni semplicemente non ci sono! Qui sta il punto cruciale: tutti gli interventi, tutti questi strombazzati "maxi piani", sono fatti a debito. I soldi non ci sono, si crea debito. Come facevano da noi trent'anni fa i governi democristiani. Vi ricordate l'Iri, la Cassa del Mezzogiorno, il deficit al galoppo e tutto il resto? Ecco, oggi è di fatto tutto tornato come allora. Solo che ora è su scala planetaria. Ha iniziato l'America di Obama, segue l'Europa. Le economie non stanno più in piedi, lo fanno solo grazie a questa sorta di doping. Da più parti si critica la finanza creativa. Molta ipocrisia. Che cos'è se non finanza creativa quella che si fa per tenere su queste economie impantanate? Come fanno i maghi con i conigli si tirano fuori i soldi dal cappello. Di colpo tutti gli Stati sono ricchi, hanno milioni e milioni da spandere. Illusionismo, ovviamente. Debito, appunto. Tutto questo evita almeno i tracolli, si dirà. Giusto, però non facciamo finta di non vedere che stiamo creando un intero pianeta a debito! E' una gigantesca e inquietante bolla che avvolge il globo. E le bolle prima o poi esplodono, tutto qui, basta saperlo. La differenza tra soldi veri e debiti a rischio è che questi ultimi spesso alla fine non si tasformano in soldi ma in buchi. Giusto per fare un esempio: credete davvero che la Grecia restituirà tutti i soldi che l'Europa le ha concesso?Etichette: crisi
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Mi colpiscono quelli che ora da più parti tuonano contro le agenzie di rating. Le accusano, in quanto società americane, di essere influenzabili, potenzialmente al servizio del dollaro e degli interessi statunitensi. Caspita, che acume! Se ne sono accorti solo adesso che società come Moody's, Standard & Poor's e Fitch sono americane? Se ne accorgono solo ora che gli americani fanno (giustamente!) i loro interessi? Il vecchio continente: così si usa chiamare l'Europa. Beh, francamente, qui mi sembra che c'è in giro gente non solo vecchia, ma pure un po' rimbambita. O che fa finta di esserlo... Moody's da sempre è americana. E gli americani da sempre fanno i loro interessi, ripeto: giustamente (nessuna nazione è ente di carità per altri Paesi!). Non ve ne eravate accorti, cari signori, negli ultimi sessant'anni? Scendete dal pero...Etichette: agenzie di rating, Moody's
E ora, dopo la Grecia, sembra vacillare la Spagna. Madrid è sotto pressione. Per gli spagnoli aria davvero pesante sui mercati. E - mia personale nota di colore - sembra che qui da noi tutti gli "zapateristi d'Italia" si siano volatilizzati. Tutti quelli che avevano magnificato e incensato proprio Zapatero come sorta di uomo dei miracoli, di grande esempio da seguire, adesso sono un po' a corto di argomenti. L'uomo dei miracoli ha portato il suo Paese sull'orlo del baratro. Ora è lì, in bilico sul burrone. Ancora un passo in avanti e la sua "grande opera" sarà completata...
Dunque, il piano di aiuti alla Grecia è passato, ma la buriana sui mercati resta (come hanno dimostrato i ribassi da brivido di ieri su tutti i listini azionari). Effetto Atene insomma per un Orso che graffia. Il Toro rimesso solo adesso all'angolo? Quello che secondo me andrebbe detto è che da mesi si è continuato a parlare di Toro quando forse bisognava parlare d'altro, soprattutto per quanto riguarda il listino italiano. Guardate il grafico qui sopra. E' l'andamento del nostrano indice Ftse Mib dallo scorso autunno ad oggi. Vi sembra esattamente un Toro in piena regola? Ci sono sì movimenti rialzisti, ma con massimi decrescenti. Da ottobre/novembre è un canale ribassista e questo francamente mi sembra lì da vedere (da inizio anno infatti Milano mica è in guadagno, perde circa l'8%...). Non voglio dire con questo che il Toro è morto. Tutt'altro. Se si allarga ulteriormente la scala temporale nei grafici, insomma se si va ancora più indietro, si può vedere infatti che il macro-trend può essere ancora considerato rialzista. Voglio dire solo che, per quanto riguarda la Borsa italiana, è da mesi che il Toro ha il fiato corto. E forse non lo si è voluto vedere. Si è continuato ad insistere su una immagine esagerata, falsata, quando il mercato già faceva molta fatica a reggere. Questo è il punto. E poi è arrivato l'effetto Grecia che ha avuto così gioco facile. Ora quindi si storna e pure pesantemente. Come al solito, poi, a prezzi post-panico ci saranno le occasioni per entrare a prezzi da saldi!Etichette: Borsa
Titolone sulla pagina economica del Corriere. Draghi: "Ci sono altri Paesi a rischio". Meno male che c'è il governatore della Banca d'Italia che provvede a lanciare moniti e avvertimenti, perchè noi poveri tapini finora non ce ne eravamo accorti che forse altre nazioni rischiano di seguire l'esempio greco ;-) Comunque, Mario Draghi spiega: "Ci sono altri Paesi nel mondo che, senza misure di aggiustamento precauzionale, sono esposti a un simile rischio". Peccato solo che non ci dica almeno quali sono, esattamente, questi Paesi a cui fa riferimento...